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Dallo scudetto ad Auschwitz. Vita e morte di Arpad Weisz, allenatore ebreo de Matteo Marani

de Matteo Marani - Género: Italian
libro gratis Dallo scudetto ad Auschwitz. Vita e morte di Arpad Weisz, allenatore ebreo

Sinopsis

Chi è stato Arpad Weisz? E per quale motivo uno dei grandi personaggi degli Anni 30 è caduto nell'oblio, al punto da non conoscerne, oggi, neanche il nome? Da queste domande nasce e si sviluppa il viaggio-inchiesta alla scoperta del trainer che ha vinto lo scudetto con l'Inter nel 1929-30 - il primo della Serie A come la conosciamo ora - e di altri tre titoli nazionali col grande Bologna. Oltre al Trofeo delle Esposizioni, la Champions League dell'epoca, conquistato contro i maestri del Chelsea. Era il 26 ottobre 1938 quando il protagonista di questo libro si dimise da tecnico del Bologna che aveva portato a dominare il calcio in Italia. A lui, Arpad Weisz, ebreo purosangue, e ai suoi famigliari, non fu più permesso di vivere in Italia dalle leggi razziali promulgate da Mussolini. Il 10 gennaio 1939, insieme ad altri profughi, si rifugiò in Francia passando dal valico di Bardonecchia. Da Parigi si spostò in Olanda, nella cittadina di Dordrecht, dove per quasi due anni fece l'allenatore prima di essere deportato in un lager senza ritorno.


Reseñas Varias sobre este libro



PASSATO PER IL CAMINO, ADESSO È NEL VENTO


Weisz (in basso a sinistra) con l’Ambrosiana-Inter 1929-’30.

Arpad Weisz (che l’Italia in camicia nera italianizzò in Veisz, perché la vu doppia, w, non era abbastanza romana e imperiale) è stato l’allenatore di calcio più famoso del suo tempo.
E il suo tempo furono gli anni Trenta.
Fu il primo allenatore straniero a vincere uno scudetto in Italia. Straniero perché ungherese, nato a Solt, cento chilometri da Budapest, il 16 aprile 1896.
Fu il primo allenatore a vincere il campionato di serie A con girone unico, quello in vigore ancora oggi.
Fu l’allenatore che vinse di più: tre scudetti, uno con l’Inter (Ambrosiana) e due con il Bologna, squadra con cui vinse anche il Torneo internazionale dell’Expo Universale, battendo in finale a Parigi gli inglesi del Chelsea per 4 a 1. E si sa, il calcio è nato in Inghilterra!
Fu l’allenatore che all’Inter (Ambrosiana) portò dal vivaio in prima squadra Meazza. Fu il primo allenatore a mettersi in tuta da ginnastica durante gli allenamenti che seguiva passo passo sul campo di calcio: quando i suoi colleghi in giacca e cravatta si limitavano a guardare per qualche minuto da bordo campo. Fu il primo a curare la dieta e la psicologia dei suoi atleti. Il primo a introdurre le tecniche calcistiche inglesi in Italia, vedi il modulo WM, il primo a usare a usare le fasce laterali. Pubblicò addirittura un libro di tecnica, “Il giuoco del calcio”.
Era colto, leggeva, libri e giornali. Era garbato e beneducato, parlava un buon italiano, era timido e riservato.
Una star del suo tempo che però preferiva vivere nell’ombra.


Lo stadio di calcio di Bologna, all’epoca chiamato Littoriale, oggi Dall’Ara.

Poi, da un giorno all’altro, sparito, dissolto, scomparso. I giornali smisero di parlarne e nessuno ne seppe più nulla.
Fino al 2007, l’anno in cui Matteo Marani ha pubblicato questa sua inchiesta.
Ci sono diverse pagine belle in questo libro (alcune, poche, sono meno riuscite – e sono probabilmente quelle dove Marani chiama israeliani gli ebrei, e dove tenta di raccontare la bella époque e Parigi Ville Lumière), ma le più belle sono le ultime quando Marani racconta il procedere delle sue ricerche, i suoi passi avanti e le soste della sua indagine, chi e dove lo ha aiutato.
Fino all’incontro con l’ex compagno di scuola del figlio maggiore di Weisz, Roberto, nato in Italia, sette anni al tempo in cui sparì da Bologna.


Stazione del campo di Westerbork tra il 1942 e 1944.

E allora, cosa è successo ad Arpad Weisz?
Come è possibile che una personalità ammirata e celebre sia sparita dai riflettori dall’oggi al domani fino al punto che settant’anni dopo sono servite minuziose ricerche per scoprirne la sorte?

Arpad Weisz era ebreo, anche se non praticante. Probabilmente ha scoperto di essere ebreo quando furono promulgate le leggi razziali che tra le altre cose imponevano agli ebrei stranieri, non nati in Italia, di espatriare nel giro di massimo sei mesi (non che agli ebrei nati in Italia sia andata meglio).
Weisz prese la sua famiglia, la bellissima moglie Ilona**, in Italia ribattezzata Elena (!?!), e i due figli, Roberto di sette e Clara di quattro anni (invero, entrambi i figli erano italiani di nascita: ma, dura lex, sed lex), e si trasferì dove gli sembrava che l’ambiente fosse meno ostile agli ebrei (meno razzista) e dove fosse più facile trovare impiego nel calcio in modo da poter mantenere la sua famiglia.
Così, da Bologna a Parigi, solo tre mesi e poi in Olanda, nella piccola città di Dordrecht, dove poté brevemente allenare la squadra locale.


Arpad Weisz in piedi sulla destra in giacca e cravatta con la squadra olandese del Dordrecht poco prima di essere internato.

La famiglia Weisz si spostava in Europa per allontanarsi dai razzisti, ma i razzisti (nazisti) si allargavano sempre più, arrivavano a Parigi, e poi anche in Olanda, e anche lì per gli ebrei iniziò tutta la dolorosa orribile trafila che conosciamo: limiti, restrizioni, privazioni, fino all’arresto, al campo di raccolta (Westerbork in Olanda), al treno blindato.
Lungo il percorso lui fu separato da loro per restare in un campo di lavoro nell’Alta Slesia, mentre loro proseguivano per Auschwitz dove all’arrivo ci fu immediatamente la camera a gas per tutti e tre.
Arpad Weisz visse quindici mesi più di sua moglie e dei suoi figli: poi anche lui approdò ad Auschwitz dove i detenuti erano divisi dal colore del triangolo di stoffa cucito sull’uniforme: rosa per gli omosessuali, giallo per gli ebrei, nero per gli zingari, rosso per politici, viola per i Testimoni di Geova, verde per i prigionieri comuni.
Il 31 gennaio 1944 Arpad Weisz entrò nella camera a gas di Auschwitz.


A sinistra i due figli di Weisz, Clara e Roberto, fotografati a Bologna, insieme a un amico, forse proprio quel Savigni che rimase in contatto col piccolo Weisz, e tanto ha aiutato le ricerche di Marani.

Sappiamo tutto ciò solo grazie a questo prezioso e appassionato libro di un coraggioso giornalista sportivo, Matteo Marani. Grazie al suo lavoro, alle sue ricerche e alle sue scoperte, nel 2009 il Comune di Bologna ha apposto una targa dedicata alla memoria di Weisz sotto la torre Maratona dello stadio di calcio. Che adesso si chiama Renato Dall’Ara, prendendo il nome dal fascistissimo presidente della squadra di calcio che assunse Weisz, e in cambio dei due scudetti vinti, lo sostituì in un batter di ciglia, condannandolo a quello che poi è avvenuto.


Monumento al Campo di transito di Westerbork in Olanda.

**Tutti i testimoni incontrati e intervistati da Marani concordano sulla considerevole bellezza della signora Weisz: ma di lei non è rimasta neppure una foto, neanche un’immagine.

Non saremmo stati in grado di arrestare neppure il dieci per cento degli ebrei senza l’aiuto degli olandesi dirà a guerra finita l’ex SS Willy Lages.


Westebork: parte delle 102.000 Pietre della Memoria con foto e stelle di Davide. Qui fu rinchiusa anche Anne Frank prima di Auschwitz.genocidio-e-dintorni giornalismo italiana126 s IreneElle91 1 follower

Come ogni anno, da qualche tempo a questa parte, mi prometto (e cerco di mantenere la promessa) di leggere un libro che in un certo senso "celebri" per davvero e nel mio piccolo La giornata della Memoria.
Con tale premessa, faccio una ricerca e scelgo qualche libro che parli delle grandi tragedie che colpiscono l'Umanità, per me infatti, il giorno della Memoria, significa ricordare gli ebrei così come i gulag russi o la dittatura di Ceau?escu etc etc.
Quest'anno è toccato nuovamente alla deportazione nazista e mi sono buttata su "Dallo scudetto ad Auschwitz
Vita e morte di Arpad Weisz, allenatore ebreo".
Solo leggendo il libro e le ultime pagine si capisce quanto sforzo e fatica siano costati all'autore, la stesura di un libro che parla o meglio cerca di riportare alla luce la vita e la bravura professionale di un grande allenatore degli anni 30, completamente dimenticato.
La prima parte del libro difatti descrive la bravura ed i successi conseguiti da Weisz, le vittorie del Bologna e la sua vita semplice con la sua bellissima oglie ed i suoi due figli. Le vittorie e le soddisfazioni dell'allenatore negli anni vengono oscurate dal climo politico e bellico che il mondo da lì a poco si aprresterà a vivere. Arrivano in Italia le leggi razziali di Mussolini e Weisz è costretto ad andare via, prima da Bologna, poi dalla Francia per approdare in una piccola e placida cittadina olandese. Sperando nella salvezza sua e della sua amata famiglia.
" I Weisz non sono neppure ebrei ortodossi, probabilmente non conservano in casa il sabbath o il sefer, forse non festeggiano neanche la Pasqua ebraica. In una cosa sono però ebrei più degli ebrei, ossia nella capacità di resistere alle vessazioni".
L'allenatore avrebbe potuto fuggire in Inghilterra o in America, salvandosi, eppure si rifugia in Olanda, nella speranza che le cose cambino e sì, cambieranno, ma in peggio.
"La discriminazione è sotto gli occhi di tutti, ma molti olandesi fingono di non accorgersene. Su questa strana forma di collaborazionismo o quantomeno di mancata resistenza, si discuterà a lungo nel dopoguerra....Come dimenticare che il nascondiglio di Anna Frank e dei suoi familiari verrà smascherato dalla denuncia di olandesi?"
Così, un giorno, all'alba, Weisz e famiglia vengono prelevati dalla loro abitazione dalle SS.
"E' tutto registrato, perchè la più grande sciagura dell'umanità è stata una gigantesca operazione amministrativa".
Nella seconda ed ultima parte del libro, i dati storici si mescolano con la penna dell'autore, ma sappiamo che la moglie ed i due figli finirono nelle camere a gas. Lui invece finirà ad Auschwitz, il suo corpo atletico gli permetterà di sopravvivere più a lungo.
"Gli rimase il battito cardiaco come sola testimonianza di sè"...fino al "il triplice fischio finale".
20174 s Ivana19

E' un libro difficile da leggere. Difficile perché una cosa bella come lo sport, come il calcio, è stato il mezzo con cui stringere un cappio sempre più grosso e sempre più stretto, intorno a queste quattro persone non lasciandogli scampo.
Questo è un libro difficile da leggere, perché si ha voglia di gridare: scappa, vai via adesso che puoi.
Questo è un libro difficile da leggere, perché vi si trovano le parole semplici di un ragazzino al suo migliore amico lontano. Agli occhi di chi legge un tentativo disperato di continuare ad avere otto anni in un tempo in cui ciò non era più possibile.
Questo è un libro bellissimo da leggere. Un atto di amore verso un uomo che ha reso grande Bologna attraverso il calcio, un atto d'amore verso un uomo e verso la sua famiglia che quello stesso calcio, a cui Weisz ha dato tanto, aveva dimenticato.This entire review has been hidden because of spoilers.Show full reviewbibliocard biografia calcio ...more Pao328 22

Letto grazie alla seconda manche della Sfida a tema.
Il libro ripercorre la storia di Arpad Weisz allenatore ungherese capace di vincere uno scudetto con l'Inter e due di seguito con il Bologna prima di essere costretto dal governo fascista a lasciare l'Italia insieme alla sua famiglia (la moglie e i due figli) in quanto ebreo e straniero. L'aspetto che ho apprezzato maggiormente è la ricostruzione meticolosa degli eventi che permette di comprendere l'incubo vissuto da milioni di persone a causa della loro religione. Al termine del romanzo l'autore spiega brevemente le ricerche, i viaggi e gli incontri che hanno portato alla nascita del libro e che grazie alla sua perseveranza hanno permesso di arricchire lo Yad Vashem con le foto, presenti anche nel libro, di tre membri su quattro della famiglia Weisz (purtroppo della moglie di Arpad non sono state ritrovate immagini)
http://yvng.yadvashem.org/nameDetails...
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Conclusa la lettura si è più consapevoli di ciò che è accaduto.

Read thanks to the second round of the Sfida a tema.
The novel describes the life of Arpad Weisz, Jewish Hungarian soccer manager, who won three championships (one with Internazionale and two with Bologna) and then he was forced to flee from Italy with his family (the wife and two children) because of the Racial Laws. The author made an accurate reconstruction of the historical events that allows to understand the nightmare lived by these people who lost everything because of their religion. At the end of the book the author explains the researches, the trips and the people that helped to build the book and he reveals that his determination allows to enhance the Yad Vashem with the photographs, contained also in the book, of Arpad and his children (unfortunately no photo of his wife has been found)
http://yvng.yadvashem.org/nameDetails...
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When the book is over you are more aware of what happened.g-auto-biography g-auto-biography-sports y-2017-readings ...more Soobie is expired6,581 132

Letto a causa di Federico Buffa.

Secondo Wikipedia Marani è laureato in storia. E mi aspettavo qualcosa di diverso da uno storico. La ricostruzione è minuziosa, per carità, ma davvero non capisco come mai l'autore di meravigli così spesso di quello che è successo: non capisce le leggi razziali, non capisce come gli italiani si siano rivoltati contro gli ebrei, come tutto sia finito così.

Sembrava la scrittura di un innamorato. Che magari ad alcuni piace, ma io l'ho trovata un po' pesante. Perché sembrava che i sentimenti fossero più importanti della ricerca storica.

Allo stesso modo, non mi pento di averlo letto.geo-france geo-hungary geo-italy ...more5 comments Roberto Falcone6 1 follower

La scrittura risulta spesso sciatta, confusa e contorta. Le perifrasi sono a volte inutilmente arzigogolate e piene di inspiegabili cambi di registro linguistico, un misto tra l'arcaico stucchevole e il colloquiale quotidiano. La presenza di inutili flash-forward, tra presente e futuro, stroncano il ritmo narrativo e impediscono il trasporto del lettore. Un gran peccato, perché la storia di Arpad Weisz è, di per sé, molto avvincente e il lavoro di ricerca storia svolto dall'autore è encomiabile.biographies Massimo Carcano483 3

Quando il calcio si fa storia, quando il racconto della vita di un grande allenatore diventa il pretesto per ricordarci quanto buio fu il periodo delle leggi razziali e della persecuzione degli ebrei. Arpad Weisz ha vinto 3 scudetti nell'Italia degli anni '30, è stato un maestro di calcio per tanti giovani ma questo non l'ha salvato né ha salvato la moglie e i piccoli figli. Tutti passati per il camino di Auschwitz, vittime della crudeltà dell'animo umano. Meditiamo gente, meditiamo! Daniela Ettori1 review

"Piccolo uomo nella centrifuga della storia", perché anche "il calcio non resta fuori dalla Shoah".
Per riscoprire persone che l'Italia ha dimenticato.
Marani, nel suo percorso di riscoperta di Weisz, fa luce sulla lucidità e irrazionalità del genocidio.
Uno dei più forti libri sull'Olocausto che abbia letto. Cangian22

Bella storia si, necessaria. La scrittura scorre bene ma c'è sempre una punta di banalità nella penna dello scrittore. Non i contenuti ma la forma è senza poesia, buona cronaca Gloria Finocchi248 6

Le mie 4 stelle sono attribuite più all'intenzione che a quanto mi sia piaciuto il libro. L'intenzione è quella di ricordare Arpad Weisz, un allenatore che è stato molto importante per il calcio italiano e di cui si è persa in pratica completamente la memoria. Purtroppo però i fatti che Matteo Marani è riuscito a mettere insieme si potrebbero condensare in due pagine, a volersi tenere larghi. Quindi il libro in sostanza si risolve nell'immaginare la situazione e gli stati d'animo di Weisz, basandosi su fatti storici, ma non strettamente inerenti alla vita personale della persona. Di conseguenza le pagine sono piene di fatti, nomi, formazioni di squadre di calcio e purtroppo vuote di fatti relativi alla persona Weisz. E' un libro che non parla solo di un allenatore ungherese ebreo deportato ad Auschwitz ma parla tanto, troppo di calcio. E se io dovessi elencare 5 cose di per le quali non ho interesse, tra di loro sarebbe compreso questo gioco. Devo dire che per quanto il libro sia brevissimo ho fatto veramente fatica a terminarlo. Ma c'è stata la bella sorpresa in fondo. Ho trovato molto avvincenti i fatti raccontati da Marani nella postfazione del libro. Di come lui abbia svolto le indagini per poter arrivare ai pochi fatti trovati. Di come abbia avuto modo di intervistare alcune persone che avevano conosciuto personalmente Weisz. Curiosamente, per me la postfazione è la parte più avvincente e commovente del libro. Niki1 review

Lo ammetto: ho pianto.

La mia collezione di libri di calcio va da "The Damned United" a "Brilliant Orange", passando per il maestro Bela Gutman. Tutti grandi libri, tutti grandi allenatori, tutti grandi racconti di storia del calcio.
Ma il libro di Matteo Marani ha qualcosa in più.
Il libro di Marani nasce dalla voglia spassionata di ripercorrere la storia di un allenatore tra i più grandi nella storia del nostro gioco, ormai dimenticato. Il libro di Marani nasce dalla voglia di unire sport, politica e società, celebrando il ruolo del calcio come il grande connettore sociale del XX secolo. Il libro di Marani nasce dalla voglia di raccontare come a causa di una folle ideologia, una vita può essere distrutta, bastonata e umiliata.
Contro l'ignoranza non hai scampo. Contro l'ignoranza sei destinato a soccombere. Contro l'ignoranza Arpad Weisz ha perso la sua partita più importante, dopo aver vinto 2 scudetti ed essere stato il migliore allenatore del mondo della sua epoca.
Grazie maestro, non ti dimenticherò mai.

Niki Max26

Mi dispiace mettere un voto basso: è una storia importante, e il lavoro di reperimento delle informazioni encomiabile. Purtroppo stilisticamente è difficile da apprezzare: a causa della lontananza nel tempo, e delle tracce volutamente cancellate dai regimi, spesso l'autore si trova a riempire dei buchi di informazione con ipotesi e supposizioni (peraltro, sempre molto onestamente dichiarandolo); ne risulta una lettura faticosa.

Alla fine della storia di Weisz, Marani racconta velocemente la propria (nello specifico i propri viaggi e incontri chiave per la ricostruzione della vita e delle vicissitudini di Arpad). Ecco, credo che Marani sia stato troppo modesto, e non abbia voluto dare il giusto risalto alla propria missione: a mio parere, una narrazione in parallelo delle proprie indagini e della vita dell'allenatore che da esse man mano emergeva, avrebbe dato maggiore freschezza al libro. RobertoAuthor 13 books3

Gran bel lavoro di ricostruzione storica mai intrapreso prima su un personaggio che onestamente conoscevo grazie a un vecchio almanacco dell'Inter. Solo leggendo la postfazione si ha un'idea delle difficoltà incontrate dall'autore e di quanto sia difficile ricostruire la storia del calcio italiano prima del 1944, cancellata dalla guerra e da un senso di scomodità verso certe vicende, come quella di Weisz.
È bravo Marani a mischiare l'ambito prettamente storico con quello della vicenda personale, l'ambito calcistico con quello dell'olocausto. Ma sono tentato di togliere una stellina per lo stile: sembra che si voglia sempre allungare il brodo, ma anche più breve e meno smielata la storia sarebbe comunque risultata esemplare e bellissima.football Sara60

Ok, lo ammetto, non l'ho letto tutto. Ho letto le prime 50 pagine e qualche pagina qua e la. Non è un brutto libro, infatti gli ho dato 3 stelle, semplicemente non è il mio genere. Questo libro ovviamente é per gli amanti del calcio e io non lo sono. Vi state chiedendo perché l'ho comprato? C'erano i saldi, avevo visto un documentario su Weisz, mi aveva preso abbastanza e dall'entusiasmo l'ho comprato. Comunque ci sono alcune parti molto interessanti. Mirco Gualdi1 review7

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