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Il velocifero de Luigi Santucci

de Luigi Santucci - Género: Italian
libro gratis Il velocifero

Sinopsis

Il velocifero era, negli ultimi anni dell'Ottocento, la diligenza per i viaggi celeri. Nel cortile del Cascinone, dove è ambientato in parte questo romanzo, se ne conserva un esemplare, ormai in disuso. La malridotta carrozza, luogo di giochi spensierati, diventa emblema di una saga familiare tra Ottocento e Grande Guerra, tra la Milano belle epoque e il contado, raccontata con gli occhi di due bambini, i fratelli Renzo e Silvia Bellaviti, che trasformano la loro pittoresca famiglia in una sorta di arca di Noè carica di parenti e animali. Un'arca, tuttavia, destinata a naufragare tra gelosie, debiti, le celle di un convento e le trincee del Carso. Introduzione di Alessandro Zaccuri.


Reseñas Varias sobre este libro



Bellissimo romanzo che racconta la storia di una famiglia milanese partendo dal 1908, con protagonisti una coppia di fratelli strepitosa (Renzo il maggiore, Silvia più piccola), che vediamo crescere mentre la famiglia attraversa fortune e rovesci, compaiono zii d'America e amici impetuosi ma inaffidabili, c'è un cascinone in campagna (a Chiaravalle per i milanesi e zone limitrofe), anche quello teatro di fortune e rovesci, ma pure una farmacia in Corso Monforte. c'è un nonno che fu dei Mille di Garibaldi, una vicina di casa che vide le Cinque Giornate di Milano, ma anche, dolorosissima, la Prima Guerra Mondiale.
La lingua è magnifica, solo posso trovare come difetto un'eccessiva filosofia religiosa del tutto, un Dio buono che stucca e che compare anche in luoghi dove non me lo immagino verosimile, solo in parte controbilanciata da uno zio antireligioso molto divertente, che però più prosegue la narrazione e più ci fa la figura del pitocco.
Comunque una bellissima scoperta, che peccato che un autore come Santucci sia finito dimenticato.campiello classici italia ...more16 s Dagio_maya 970 295

Tutti lo avevano tradito: chi col morire, chi lasciandosi portar via dal proprio demone stolto.
Nessuno aveva capito che bisognava vivere, restare dove si era felici: sbarrare la porta alla morte e alle passioni, fermi, in una inflessibile congiura.”



Ho letto questo libro grazie alla bellissima iniziativa delle biblioteche del Comune di Milano (https://milano.biblioteche.it/milanod...) che quest’anno hanno condiviso romanzo Storici a me, perlopiù, sconosciuti.

Nella casa di via Monforte, 5 a Milano abita una famiglia estesa, quella dei Lorini/Bellaviti.
Nonni, zii, figli, nipoti compongono una bizzarra famiglia della media borghesia milanese.
Si parte con le migliori premesse: la donna di servizio che parla solo in dialetto infilando un proverbio dietro l’altro; il nonno Camillo ex garibaldino e farmacista inventore di un miracoloso elisir; lo zio Panfilo, ateo convinto con tratti alla Oblomov; la zia Linda, zitella e fervente credente in odor di follia...
Al centro I due eredi: Renzo e Silvia. Fratello e sorella incredibilmente legati di un amore quasi morboso.
Luigi Santucci ha una scrittura godibilissima ed è magistrale nella costruzione dei suoi personaggi che fin dalle prime battute risultano solidi e credibili.
Anche se direi che non ottiene, a mio avviso, lo stesso risultato con la mulatta Susy, personaggio con cui l’autore scivola facilmente nello stereotipo più scontato rendendo la sua figura poco più che una macchietta.
La pletora di personaggi, tuttavia, che abitano queste pagine, fa presto perdonare questo aspetto.
Santucci, inoltre ha una grande abilità nel cambio di registro: ironico e comico nella prima parte; drammatico nella seconda e tra l’altro, ho trovato molto interessante il finale dove per ha intessuto un botta e risposta tra la voce di Silvia diventata suora di clausura e Renzo sui campi di battaglia .
Un po’ di delusione per il velocifero stesso che credevo più protagonista ma, in realtà, resta un fondale scenico, fermo nella sua metafora di mezzo potenziale al cambiamento e alla fuga che non avverrà mai.
Leggere questo romanzo è come attraversare uno stretto corridoio dove non puoi sottrarti dalla vista delle immagini incorniciate che lo attraversano.
Sono cornici che, tuttavia, seppur gradevoli rimangono chiuse in se stesse.


Sì, tutto era chiaro e giusto. Panfilo, Betta, Linda e tutti quei vivi nella casa non avevano una loro vita autonoma: fuori da quell’incastro di mobili e di oggetti, estratti dall’ingranaggio dei loro piccoli piaceri, dei consuetudinari frizzi e battibecchi, forse non esistevano neppure. classica italiana storica13 s Georgiana 17922,024 139

Un romanzo che fin dal principio sembra essere pervaso dalla malinconia, una malinconia che influisce sul lettore, facendogli ripensare alle tradizioni della sua infanzia, soprattutto in occasione delle festività, prima di Tutti i Santi e poi di Natale, con una famiglia riunita sotto lo stesso tetto, il cambio degli armadi, la cucina, le usanze caratteristiche che sono uniche per ogni famiglia. I due protagonisti, Renzo e Silvia, vorrebbero che le cose rimanessero sempre così, e immaginano durante i loro giochi - in cui diventano Crisante e Daria - di poterle preservare utilizzando il velocifero che è nella rimessa della casa dei nonni paterni, il Cascinone, come un'arca tutta speciale.
Con il passare degli anni, la malinconia si trasforma in vera e propria tristezza nel vedere questa famiglia che prima si smembra alla morte del nonno, poi si riunisce grazie all'eredità di uno zio e al desiderio di Renzo di riportare tutto indietro a com'era prima, come se lui fosse davvero Noè, che raduna sulla sua arca tutte le persone a cui vuole bene e tutte le proprietà che gli danno la sicurezza che sentiva durante l'infanzia. Ma quando ormai si affaccia alla vita adulta, le cose cambiano, e Renzo non riesce più a tenere stretti i pezzi, gli esemplari da proteggere nella sua arca, che si disperdono di nuovo ciascuno per la sua strada, finché alla fine, ogni sogno di Renzo non viene spazzato via dalla Prima Guerra Mondiale.This entire review has been hidden because of spoilers.Show full reviewbrb-5 classici sfida-dei-classici-20223 s Elettra191 30

È a mio parere un bellissimo romanzo storico che ci descrive la vita di una famiglia milanese di fine Ottocento / primi del Novecento, famiglia molto particolare allargata a zii e nonni, con annessi di domestiche di casa, cocchieri e tutte le persone che girano intorno ad una famiglia. Gli echi della storia sono di sfondo alle vicende: dai fasti garibaldini di nonno Camillo e di nonna Margherita, ai ricordi vaghi ma risoluti delle giornate di Milano della cucitrice di casa fino alla prima guerra mondiale e ai suoi orrori. Renzo e Silvia assorbono nell’atmosfera della loro famiglia quei sentimenti di serenità, di valorizzazione dei valori civici e morali che se pur legati a quell’epoca, non sarebbe male rivedere e valorizzare anche nella nostra. Bellissimo è l’affresco della Milano di allora con i suoi modi di dire, le sue abitudini, illustrate con grande perizia spesso in dialetto meneghino che, anche per chi, come me non è milanese, suona alle orecchie come una piacevole musica. Santucci scrive con leggerezza e senza ampollosità della bellezza di un tempo passato; il suo stile garbato ed elegante sa catturare il lettore che segue con interesse sempre maggiore le vicende narrate delle quali si sente partecipe. Potrei scrivere ancora di più, tanto il libro mi è piaciuto, ma il tempo è tiranno… e mi fermo qui!!!!2 s Theut1,653 33

Bella l'ambientazione e bello l'uso del dialetto (finalmente ho capito qualcosa!!). Da riscoprire la lingua di Santucci, un altro scrittore di cui colpevolmente non avevo mai sentito parlare.
La saga familiare è "vera", i personaggi sembrano davvero palpitare sotto il velo sottile della carta, con le loro miserie, fortune e sogni (più o meno leciti). Una famiglia, e una casa, i cui rapporti evolvono fino ad arrivare alla Grande Guerra.
2 s Veronica Minucci84 3

La storia è anche carina, ti proietta nel secolo scorso, ma i dialoghi... Proprio, no, non ce la facevo. Il dialetto in quel modo è davvero troppo difficile da comprendere per chi non lo conosce. Onestamente, ad ogni discorso diretto dovevo andare a cercare online che cosa dicevano, facendo diventare così stressante la lettura.1 Ma Guar58

Le parti in milanese sono troppe e pesanti, nonché incomprensibili senza una traduzione. Ma è una storia scritta come si deve, una saga familiare in cui non si pretende di narrare cento anni di storia, ma una decina scarsa, così da approfondire personaggi, caratteri, loro evoluzione, e sentirsi parte di quella famiglia. Così si scrivono le storie sulle famiglie, facendoci entrare dentro, e i casi sono due: o ci si sbatte e si narrano in più volumi, tipo Galsworthy o Howard, o si seleziona cosa narrare. È un libro di altri tempi, da recuperare dall'oblio e Santucci scrive divinamente1 Marta896 8

Il velocifero (1963)

Mi ha molto appassionata la saga della famiglia Lorini\Bellaviti (con l'aggiunta degli Ettori) di viale Monforte 5 a Milano. Bella l'ambientazione nella Milano di inizio '900 con ancora echi di Garibaldi e Cinque Giornate, peccato per la morale cattolica che permea il libro e che risulta a volte stucchevole (personalmente non credo alla vocazione di Silvia, la reputo frutto di delusione e paura del mondo). I personaggi restano impressi, e anche l'atmosfera. 1 Monica177 21

Non sempre si può aggiustare quello che è rotto.

Questo è il primo pensiero che ho avuto alla fine della lettura. Un immenso e nostalgico ricordo d'infanzia che prende vita attraverso un susseguirsi di gesti quotidiani che raccontano la serenità di una famiglia milanese con tutte le sue ordinarie imperfezioni. E che appartengono un pò a tutte le famiglie italiane.
Fino al momento dello sfacelo, che arriva con la morte del nonno. E a cui il nipote Renzo, idealista e sognatore, cerca di opporsi, districandosi tra familiari e amici che non gli semplificano di certo le cose.
Tutti personaggi vivi ed emblematici. A partire da nonno Camillo, vera colonna portante del nucleo, l'insostituibile Marietta col suo immancabile dialetto milanese o lo zio Panfilo che vive come un parassita cinico e pigro.
Un romanzo ingiustamente sottovalutato.gdl my-ebooks Liliana178 4

2.5
La prima parte ha sprazzi di liricità, ma, dal mio punto di vista, si sente che è invecchiato. Alcuni episodi vengono risolti banalmente (vedi il litigio tra il nonno e il signor Ettori), anche se la descrizione del clima familiare e degli affetti mi ha riportato al mio modo di vedere le cose quando ero una bambina, quando anche "il mondo bugiardo degli adulti" non veniva percepito. La seconda parte si fa più interessante perché Renzo prende coscienza di come il mondo effettivamente "gira", dei tradimenti, degli interessi e delle disillusioni. Il finale, però, mi ha un po' deluso e non saprei definirlo se frutto di una spes contra spem o della morale cristiana.
Giulia Marchesi7

Ce lo ha dato il nostro prof di italiano in prima superiore. Ero partita molto titubante, soprattutto perché vecchio. Ci sono alcune parti noiosette, ma la storia in se è molto interessante e ben scritta. C’è di tutto in questo libro. Storie amorose, avventurose, nella povertà, nella ricchezza, nella pace, nella guerra… Panfilio mi ha colpito particolarmente: “T’è toccata anche a te questa disgrazia di venire al mondo... vuoi un consiglio? Aspetta che sia passata, sta’ fermo, sdraiati, muoviti il meno possibile. Non c’è altro da fare: aspettare che passi. Mio caro.” LaCitty851 163

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