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La sarneghera de Laura Mühlbauer

de Laura Mühlbauer - Género: Italian
libro gratis La sarneghera

Sinopsis

Tre sorelle, tre destini che si incrociano con quelli di un'intera popolazione nella prima metà del Novecento, sono il nucleo narrativo della storia ambientata in un piccolo paese sulle sponde del Lago d'Iseo. Lì, Gianna la Santa muore dando alla luce la sua terza femmina, lasciando le figlie sole con il padre, detto ol Buèl, un uomo manesco e rancoroso che non è in grado né ha intenzione di occuparsene. Le tre sorelle crescono prendendosi cura l'una dell'altra. Giulia, Matilde e Agnese sono diverse: Giulia è l'unica ad avere ereditato la dolcezza della madre, Matilde ha un'adorazione schiacciante e sinistra per ol Buèl, Agnese - che della Santa ha solo sentito parlare cresce come un'orfana, libera e priva di riferimenti. È lei a innamorarsi in segreto di don Sergio, un amore impossibile che durerà per sempre, la consumerà fin quasi a ucciderla e poi, miracolosamente, la riporterà in vita. Intorno alle sorelle si animano le voci del paese, irrequiete come le acque del lago quando arriva la sarneghera, la tempesta violenta che rovescia le barche e le sorti degli uomini. Nel destino di questa famiglia, narrato con calore, ironia e spietatezza, l'autrice racchiude lo spirito e la forza degli elementi della sua terra, in un esordio narrativo di grande impatto emotivo e stilistico.


Reseñas Varias sobre este libro



La sarneghera è una violenta e improvvisa tempesta che si abbatte, durante la bella stagione, sul lago d’Iseo. Il suo punto di origine è il paese di Sarnico, che in dialetto lombardo si chiama Sarnegh, da cui il nome sarneghera. Come tutti i temporali estivi, non dura molto, ma a volte produce danni ingenti: alberi sradicati, tetti scoperchiati e imbarcazioni affondate. C’è una leggenda al riguardo. E come poteva mancare? Si dice che, in passato, una fanciulla, contro la sua volontà, sia stata promessa in sposa dal padre ad un ricco signore della Franciacorta e che ella si recasse spesso in barca sul lago per cercare di mitigare il dolore per il suo triste destino. Durante una di queste uscite, cadde in acqua e fu salvata dall’annegamento da un pescatore. Ovviamente, i due si innamorarono e furono felici per un breve periodo di tempo, sino a che il padre li scoprì e rinchiuse lei in una torre e lui in una grotta. Avvicinandosi il momento delle nozze, il padre fece uccidere il pescatore. Vedendo, però, che l’ignara figlia si consumava di giorno in giorno per non aver più visto il suo amato, le concesse di recarsi per l’ultima volta in riva al lago. Non appena lei si specchiò nelle acque dell’Iseo, si scatenò la sarneghera: era il suo innamorato che la stava cercando. La fanciulla non esitò neppure un attimo e si gettò nel lago. Da allora, la tempesta torna a flagellare la zona, in ricordo di questo amore sfortunato.



Ed è, in fondo, di amori negati che parla questo libro. Delle tre sorelle che siamo chiamati a conoscere in questa storia, Giulia rimpiange la tenerezza della madre, di cui ha dovuto prematuramente fare le veci dopo la sua morte; Matilde ricerca caparbiamente almeno un po’ di affetto da parte del genitore rimastole, un padre burbero e assente; Agnese sogna una storia impossibile con il prete del paese. La sarneghera soffia anche per tutte loro. E non solo.

Il romanzo è interessante, ma non del tutto riuscito. Mi spiego meglio.

L’atmosfera di un piccolo paese lacustre, tra Bergamo e Brescia, tra gli anni ’20 e ’50, la condizione femminile in quell’epoca, l’onnipresente ingerenza della religione nella vita di chiunque, la natura schiva, ritrosa, al limite della scontrosità, che caratterizza fondamentalmente i lombardi, per i quali contano sempre più i fatti che le parole, sono veramente ben rese. In questo senso, l’uso parziale del dialetto contribuisce in maniera egregia a rendere e sottolineare un modo di essere che è, ancor oggi, vivo e peculiare.

Per contro, la struttura generale del romanzo risulta carente. Diciamo che si sente che è l’opera prima di un’autrice esordiente. Le mancano sicuramente i “ferri del mestiere”. I passaggi tra i diversi capitoli lasciano molto a desiderare, manca una vera e propria tensione narrativa, si intuisce uno scopo, ma il modo in cui l’autrice tenta di conseguirlo è confuso, poco armonioso e motivo di inciampi durante la lettura.

Ad ogni modo, se vi capita tra le mani (ad esempio, a me l’ha prestato un’amica), può non essere tempo perso, in particolare se siete lombardi come me.
italia lett-italiana romanzi1 Donata70

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