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La scuola dei disoccupati de Joachim Zelter

de Joachim Zelter - Género: Italian
libro gratis La scuola dei disoccupati

Sinopsis

Germania anno 2016. Quel che resta della locomotiva d'Europa è una terra desolata, oppressa da dieci milioni di disoccupati. Per sanare questa piaga nasce Spericon, il campus-lager per disoccupati. I fortunati ammessi sono addestrati da martellanti istruttori "english speaking", scrivono curricula, simulano telefonate e spulciano necrologi per proporsi alle aziende dove è morto qualcuno. "La scuola dei disoccupati" è un romanzo vorticoso e spietato. Un urlo feroce contro la religione del lavoro, una risata in faccia a una società che vuole solo vincenti.


Reseñas Varias sobre este libro



Non siamo uomini o donne, siamo candidature!

Cito la poesia di Wislawa Szymborska, "Scrivere un curriculum", che esprime meglio ciò che penso di questo libro.

"Che cos’è necessario?
E’ necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.
A prescindere da quanto si è vissuto
è bene che il curriculum sia breve.
E’ d’obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e malcerti ricordi in date fisse.
Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.
Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all’estero.
L’appartenenza a un che, ma senza perché.
Onorificenze senza motivazione.
Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.
Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.
Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l’orecchio in vista.
E’ la sua forma che conta, non ciò che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta."

https://www.youtube.com/watch?v=FxD98...fantascienza germania indimenticabili15 s Ellis ?902 10

Germania, anno 2016.
La crisi economica ha praticamente innalzato ad un livello storico la disoccupazione e buona parte dei cittadini non ha un impiego riuscendo a sopravvivere a stento. Per glissare su questo gravoso problema nasce il campus Sphericon . Tre mesi intensi dove questi improbabili alunni saranno isolati dal resto del mondo e conosceranno soltanto la realtà dell’edificio che acquisisce quasi la valenza di un lager. Piangersi addosso è letteralmente proibito, uomini e donne saranno sottoposti ad ore e ore di estenuanti lezioni – rigorosamente in lingua inglese - affinché acquistino competenze manageriali e possano riuscire a trovare un’occupazione. Lo scopo non è trovare un lavoro affine alle proprie qualità ed esperienze sul campo, ma trovare UN lavoro uno qualunque; anche a costo di scovarlo tra i necrologi, facendo richiesta per il posto di uno degli impiegati recentemente deceduto.
Un avvio tentennante quello de “La scuola dei disoccupati” eppure, superato lo scoglio iniziale, ci si trova davanti ad una distopia che riserba non poche sorprese. Cosa dire di questa sedicente “scuola di formazione”? Potrebbe essere scherzosamente definita come la versione 2.0 dei centri per l’impiego dove i trainees (così vengono denominati i disoccupati) imparano a rendere più accattivanti i loro curricula e a “reinventarsi”, quasi sopprimendo il proprio io e costruendo un’immagine fittizia di loro stessi.
Il romanzo è caratterizzato da uno stile essenziale e asciutto, privo di qualsivoglia orpello che vada a rallentare la cadenza di lettura, sono rari e ridotti all’osso i dialoghi. Numerosi passaggi all’interno del libro sono impregnati di satira nera, Zelter offre al lettore una visione disincantata della società contemporanea ed una chiara denuncia alle istituzioni.
Giudizio: 3 e mezzo su 5.


ps: un doveroso ringraziamento a Ajeje Brazov che mi ha fatto conoscere questa piccola perla del genere distopico.fantastopico7 s Roberta1,827 304

Forse lo stile (o la traduzione?) non sarà eccelso, come ha sottolineato qualche altra recensione, ma il contenuto è estremamente interessante.

Siamo in una Germania - ma potremmo essere ovunque - dove il numero dei disoccupati è altissimo. Ad alcuni di questi viene offerto di frequentare una scuola statale di formazione che li dovrebbe aiutare a scrivere un buon curriculum e a superare brillantemente un colloqui di lavoro. Probabilmente, se siete mai stati a contatto con un'agenzia interinale, corsi simili sono stati offerti anche a voi.
Solo che qui vengnoo portati all'estremo. Il numero di candidati per ogni impiego che si rende disponibile è spropositato. Le competenze e l'esperienza pregressa non hanno più valore, per poter essere anche solo presi in considerazione bisogna proporsi con un biglietto da visita unico e accattivante. Il fulcro di tutto questo è il curriculum, che deve essere personalizzato, abbellito, modificato, arricchito a ogni revisione, a ogni passaggio. L'abilità di candidatursi diventa una competizione che sfocia in scene da reality.

Guarda caso l'unica persona a predere interesse in questo tipo di formazione è una donna. Nemmeno la protagonista, se non delle ultime pagine, ma una fanciulla con aggressività zero che non ha intenzione di aderire alla politica scolastica e che per questo verrà punita. Invece i nomi di chi ha avuto successo in passato sono tutti maschili, e questo mi ha seccato un po'. Sembra quasi che le donne non abbiano abbastanza testosterone per toccare le vette richieste da questa società. La donna che si toglie dalla competizione è delicata e quasi poetica, un uomo sarebbe ritenuto un fallito.

In ogni caso mi sono dovuta trattenere dall'aggiornare il profilo Linkedin con i consigli della squadra Apollo. Grazie al cielo sono fuori dal mercato della ricerca del lavoro da anni, ma il ricordo dei pellegrinaggi tra agenzie interinali e uffici di collocamento, il tempo speso a guardare gli annunci, le centinaia di candidature mandate... ecco tutto mi è tornato in mente durante la lettura, tanto che il sistema di questa scuola mi è sembrato fin troppo possibile. Improbabile, spero, ma possibile.5 s Susanna Neri607 19

4 e 1/2Cosa succede quando i disoccupati aumentano fino ad essere 4/5/6 forse 7 oppure addirittura 8 milioni? Inizia la candidatura creativa, il curriculum non come descrizione di esperienze e competenze ma come riscrittura di sè, di come poteva andare e cosa si poteva fare, seguendo le indicazioni non solo degli istruttori ma anche del famoso telefilm, poi diventato videogioco, poi disponibile in versione audio.. Geniale e divertente se non ci fosse questo sottofondo di inquietudine generato dal non voler risolvere il problema, ma nel curare i sintomi ed i sintomi in questo caso sono persone.2 s Simona Stefani351 15

Nel 2016, in una Germania flagellata dalla disoccupazione (si parla di circa 10milioni di disoccupati), prosperano le scuole che insegnano ai disoccupati a rientrare nel mondo del lavoro. In accordo con l'Agenzia federale per il lavoro, la Sphericon è una di queste scuole/campus in cui i disoccupati passano volontariamente tre mesi della propria vita ad imparare a redigere un curriculum, rendersi appetibili, tornare ad essere parte di un ingranaggio sociale. Gli allievi sono divisi in squadre (sono presenti alcuni refusi sulla nomenclatura delle squadre) e la loro giornata è freneticamente scandita. Non esiste più il tempo libero, ma solo il tempo, da impiegare, da rendere produttivo, in cui riabituarsi a lavorare.
Il lavoro non è più un mezzo per vivere, ma il fine ultimo, l'unico valore a cui sacrificare tutto, affetti compresi. Il lavoro è onnipresente, indefesso.
I curricula sono redatti sulla base della coerenza biografica, poco importa se siano reali o meno, l'importante è essere sicuri, smart, convincenti, accattivanti.
La scuola non è più un ambito formativo, ma un lager con istruttori agili, pronti e attivi. Altoparlanti che propongono musica motivante, schermi che mostrano repliche su repliche di Job Quest, poi diventato Job Attack, il programma basato sulle esperienze della scuola. I dialoghi sono rapidi, sintetici, qui non si perde tempo!!! E tutto il libro è così.
Le foto degli allievi di successo sono appese in aula, e sono tutti maschi (un caso?). L'unica ribelle invece è una donna (un caso anche questo?).

L'inquietudine che ti lascia questo romanzo è palpabile, la storia mi ha ricordato i meeting di quelle aziende dalle strutture piramidali, in cui tutto è figo, veloce, alto... musica a palla, campanelle che suonano, balli e applausi, scene da fan in delirio. Insomma un vero e proprio incubo molto probabile!

Letto per La Fratellanza della Fantascienza I° ciclo distopici germanica scrittori3 s Clawhodia22

Il romanzo è ambientato in Germania, in un 2016 in cui il livello di disoccupazione è arrivato praticamente alle stelle. Vengono quindi istituiti dei campus il cui scopo ultimo è di fare dei partecipanti al progetto dei veri e propri "professionisti della candidatura". Diciamo che non c'è una vera e propria trama, tutto ruota intorno a uno di questi campus, Sphericon, dove sostanzialmente gli studenti devono imparare a scrivere dei curriculum vitae che siano accattivanti, senza "buchi di trama", dei veri e propri romanzi di vita insomma. Chi se ne importa poi se quello che c'è scritto è vero oppure no, chi se ne importa se alla fine dei giochi troverai il lavoro dei tuoi sogni o un lavoro che ti soddisfi: quello che conta è lavorare perché, come riportano i millemila striscioni presenti in tutto il campus, Work is Freedom (che mi ha ricordato subito il "motto" Arbeit macht frei, posto all'ingresso di Auschwitz e della maggior parte dei lager nazisti), più volte ripetuto anche dagli stessi istruttori (in divisa e negli atteggiamenti del tutto simili alle SS naziste). In tutto questo spiccano comunque due studenti, Karla e Roland, le cui storie personali si intrecciano ma il cui destino sarà completamente diverso, proprio per aver aderito o meno al progetto. Romanzo breve e scorrevole, mi è piaciuto soprattutto per il senso di inquietudine che ho provato man mano che andavo avanti nella lettura e per lo stile scarno, con descrizioni puntuali e senza troppi fronzoli adottato dall'autore. Lo consiglio.fantascienza-ciclo-21 4 comments Baldurian1,082 30

Una scuola per insegnare (apparentemente) ai disoccupati come cercare correttamente un posto di lavoro, un campus stile reality per offrire a una società ormai composta da neet più o meno attempati una via di uscita.
La scuola dei disoccupati è un romanzo di fantascienza noiosetto, vuoi perché in fin dei conti in poco meno di duecento pagine di cose ne succedono pochine, vuoi perché non esiste un personaggio (anche negativo) a cui affezionarsi o che sia minimamente approfondito.
Zelter, con la sua critica sociale, riesce comunque a strappare la sufficienza grazie a un finale che è un pugno nello stomaco, angosciante e lucido nella sua verosimiglianza.narrative science-fiction1 Simona Fedele534 54

Non c'è niente in questo romanzo che io abbia apprezzato. Prima di tutto non mi è piaciuto lo stile narrativo telegrafico che, per carità, è preciso ma snervante, quasi un parlare per frasi fatte (tant'è che all'inizio ho scambiato il romanzo per un manuale di auto aiuto).
Dopodiché non ho trovato alcuna struttura alla base della storia. Sappiamo di essere in Germania, nel 2016 e sappiamo che ci sono tantissimi disoccupati anche se per la maggior parte del libro il numero esatto è sconosciuto: ci sono solo "voci". Di più non è dato sapere.
Infine non mi è piaciuta neanche la trama assurda e senza significato.
I fatti si svolgono nell'istituto Sperichon, dove vengono condotti un certo numero di disoccupati scelti (quasi prelevati forzatamente) da una non meglio precisata Agenzia Federale, che ne dovrà fare dei "professionisti della candidatura".
Qui i disoccupati passeranno 3 mesi totalmente isolati dal mondo esterno, imparando che un curriculum non deve mai rappresentare la realtà ma piuttosto interpretare una realtà, una qualsiasi purché sia, originale, avvincente. Tre mesi a cambiare il proprio passato in modo da convincere un potenziale datore di lavoro di essere la persona giusta per un dato posto.
Ma poi perché? Una volta letto il finale, questo perché non si capisce proprio. Insa55 5

„Work is freedom. Freedom is work.“

Hmm... reminds me of the orwellian phrase „freedom is slavery“. I have to say, there are some parallels between this and 1984 (but any dystopian from the 1950s onward is probably at least in the smallest bits inspired by it...)

I did not expect too much from this book and I was positively surprised! It made me think about things such as: How much do we define ourselves over our job? Is a perfect CV better than a humanly flawed CV?

This book gets a well deserved 4 stars from me! I have to admit, I am a little disappointed that there is no English version of this book. I think it’s a great one! Demis Biscaro183

Un romanzo che sembra piú una bozza che un romanzo vero e proprio. Pagina dopo pagina si delineano delle ideee e si tratteggia un'atmosfera, ma non c'è narrazione perché i personaggi latitano.
La poche figure che hanno un'identità mancano di individualità e quindi non fanno accadere nulla. La storia (ma c'è davvero una storia?) non procede. Non si ha neppure la percezione dell'immobilità perché non ci sono personaggi da immobilizzare.

Di tanto in tanto la satira va a segno, ma allora tanto valeva scrivere un pamphlet polemico.

Il libro si presenta come un fascio di idee che l'autore non è riuscito a trasformare in storia, complice anche uno stile desolantemente anonimo.

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Precedente: Preparare un fuoco
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Non un granché ma tutto sommato divertente Otillaf162 1 follower

libro che merita, idea interessante, la ripetizione estenuante è il fulcro2020 Moony6 5

3.5
Csimplot Simplot2,655 88

Excellent book!!!popular Lorenzo Pulici44 2



“Il vero lavoro oggi non è più il lavoro in sé, ma cercare lavoro.” Di fronte alla crisi economica e alla crescente disoccupazione l’efficiente Germania risponde con Sphericon. Più che un centro di formazione, una scuola di vita. A New Life. Un estremo training camp per farsi carico di coloro che hanno avviato “un progetto di vita sbagliato”: i disoccupati. Adesso trainees, pronti a rivedere le proprie attitudini imperfette per costruire un solido personal branding.

Long life learning, aggiornamento continuo: Teoria e Pratica della Candidatura, Elaborazione biografica, l’immancabile Business English. Il risultato è la creazione di curricula che sono veri e propri rappresentazioni di vita, progetti di vita futura. Ciò che conta non è la verità, bensì equilibrio e coerenza. Il cv come letteratura applicata.
“Ricerca del lavoro è un modo di dire ingannevole.” Sarebbe meglio dire lavoro di ricerca. Non si può pretendere che a ogni inserzione corrisponda un posto. E quanti mai saranno i candidati in competizione? Il lavoro va conquistato, con ogni mezzo e stratagemma.
Anticipare l’esigenza, scovare la necessità: hai mai pensato di spulciare un necrologio per sapere quali posizioni sono disponibili?!!?

Un romanzo che affronta con disincantato sarcasmo la crisi economica contemporanea: “Work is freedom, Freedom is work”. Inquietanti echi di un moderno autoritarismo emergono in questa sorta di Grande Fratello professionale. Burocrazia del lavoro. Sven22

"Das Jobcenter baut ein Konzentrationslager, in dem es die Arbeitslosen eine endlose Casting-Show veranstalten lässt."
Eine schräge Idee, vielleicht geeignet für eine tendenziöse, holzhammerhafte Glosse in der TAZ oder Jungle World. Zelter schafft es, daraus einen subtilen Roman zu machen. Zum einen fand ich es sehr erfreulich, mal einen deutschen Roman zu lesen, in dem sich die Sprache der Geschichte unterwirft. Hier spielt sich kein Erzähler in den Vordergrund, sondern wird gekonnt der Unternehmensberater- und Behördensprech imitiert. Apropos "Sprech". Vorbild ist natürlich "1984", und das hat mir ebenfalls gefallen: Mal eine lupenreine deutsche Sci-Fi-Geschichte zu lesen bekommen. Dass sie auch noch rundum gelungen ist, ist die Kirsche auf dem Sahnhäubchen. Thomas230 6

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