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Per il mio bene de Ema Stokholma

de Ema Stokholma - Género: Italian
libro gratis Per il mio bene

Sinopsis

VINCITORE PREMIO BANCARELLA 2021
"Non sei mai al sicuro in nessun posto", questo ha imparato Morwenn, una bambina di cinque anni. Perché Morwenn ha paura di un mostro, un mostro che non si nasconde sotto il letto o negli armadi, ma vive con lei, controlla la sua vita. Un mostro che lei chiama "mamma". La persona che dovrebbe esserle più vicina, che dovrebbe offrirle amore e protezione e invece sa darle solo violenza e odio. La picchia, la insulta, le fa male sia nel corpo che nell'anima. A lei e a Gwendal, suo fratello, di pochi anni più grande. Morwenn prova a fuggire, ma la società non lascia che una bambina così piccola si allontani dalla madre, e tutti sembrano voltarsi dall'altra parte davanti alle scenate, ai "conti che si faranno a casa", ai lividi. Così, aspettando e pregando per una liberazione, Morwenn imparerà a mettere su una corazza, a rispondere male ai professori, a trovare una nuova famiglia e un primo amore in un gruppo di amici, a usare la musica per isolarsi e proteggersi. Finché, compiuti quindici anni, riuscirà finalmente a scappare di casa e a intraprendere il percorso, fatto di tentativi ed errori, che la porterà a diventare Ema Stokholma, amatissima dj e conduttrice radiofonica.

Per la prima volta Ema Stokholma racconta il suo passato, il tempo in cui il suo nome era ancora Morwenn Moguerou. E lo fa scrivendo un libro che attraverso la sua esperienza individuale riesce a raggiungere sentimenti universali, a insegnare che dal dolore si può uscire, che si può sbagliare e cambiare, che il lieto fine è possibile. Perché Per il mio bene è una storia vera ma anche un romanzo indimenticabile, che riesce a raccontare il dolore e il male con una lingua immediata e diretta, con uno stile allo stesso tempo durissimo e dolce che colpisce il lettore al cuore e tocca le corde più profonde e vere dell'animo umano.


Reseñas Varias sobre este libro



Premetto che per scrivere questo libro Ema si sarebbe dovuta fare aiutare da uno scrittore bravo.
La seconda premessa è che la mia sensibilità e il mio essere così empatica, annebbiano la mia obiettività: la prima e l'ultima parte di questo libro sono molto forti, sono un pugno nello stomaco.
La parte centrale è scritta un po' da cani: e per questa parte mi verrebbe da dare 2 stelle. Solo che la prima e l'ultima parte mi hanno così scosso e commossa che mica bisogna mettere le stelle con il bilancino.

Questa è una storia vera: è la storia della dj Ema Stokholma, pseudonimo di Morwenn Moguerou, nata in Francia con la cittadinanza italiana.
È la storia della sua infanzia degli orrori. Delle violenze subite. Della convivenza con una madre violenta. È la storia di una bambina che non è mai vissuta con il padre. L'eterno assente. Ma è anche la storia del suo riscatto. Della sua voglia di guarire e di stare finalmente bene.
È la storia di una figlia che prega per la morte della madre. E che quando questa morte arriva si trova spaesata. È la storia di una figlia che pur di sottrarsi a quelle violenze alla fine è scappata; è la storia di una sorella anche che ha condiviso con il fratello quegli orrori legati alla loro infanzia.

E lei scrive perché non ci sia più indifferenza.

“Mi è capitato spesso di leggere storie simili alla mia. Articoli condivisi sui social quando purtroppo queste storie finiscono male. E centinaia di commenti indignati che condannano i genitori di questi poveri bambini, che, a pensarci bene, in effetti erano sempre pieni di lividi e avevano comportamenti strani.

“Chi fa del male a un bambino deve morire”: è normale pensarlo, è una rabbia naturale, che arriva dritta al cuore senza passare dal cervello. Se lo facesse, se, superata l’indignazione, ci si fermasse a ragionarci su, si potrebbe mettere a fuoco una nuova verità, senz’altro disturbante. La colpa non è solo del genitore, purtroppo. La colpa è anche delle maestre, dei vicini, la colpa è vostra ed è mia. Non è che, perché abbiamo paura di accettarle, certe cose non accadono. Possiamo provare ad aiutare, con una domanda in più, un ascolto maggiore, e quando serve una segnalazione o una denuncia. E non aiuteremo solo il bambino, aiuteremo anche il genitore, una persona con problemi psichici, che deve essere fermato e se possibile curato. Come sarebbe dovuto succedere a mia madre.
È per questo che ho voluto condividere la mia storia, per dirvi di non farvi i fatti vostri.
”28 s alessandra falca569 33

Si legge in due ore la confessione fiume di Ema Stokholma, perché è l’urgenza di scriverla, l’importanza finalmente di non tacere più. Si legge come un diario. E il fatto di conoscere la sua voce per averla ascoltata in radio ti avvicina a lei. Brava Ema, cosa fatta capo A. 15 s ItaPixie1,107 124

Storia toccante,triste e straziante.

Sono peró felice che l’autrice sia riuscita a trovare la forza di andare avanti e riscattarsi, anche se si porterà dietro per sempre quell’infanzia rubata, fatta di episodi terrificanti e pieni di odio da parte, forse, di una delle poche persone che dovrebbero amarti incondizionatamente.

Verissima anche la chiusa: dovremmo tutti prestare più attenzione a quello che ci accade intorno, così da provare a salvare quelli che a differenza dell’autrice non riescono a salvarsi da soli.

Questo è un libro autobriografico e l’autrice con uno stile secco e senza abbellimenti ci porta subito all’interno del suo dramma, sembra quasi di immergersi in un fiume di ricordi.

Avendolo ascoltato in versione audiolibro dico che avrei preferito la lettura da parte di qualcuno meno coinvolto, ma capisco che Ema abbia voluto raccontare la sua storia a 360 gradi provando anche a leggerlo.

Per me complessivamente è un buon libro e lo consiglio. 4-stars audiobook12 s Claudio C81 6

Leggendo questo libro mi domandavo perché - nonostante una storia così forte, che tanto ha a che fare col mio lavoro e che è esattamente quel genere contenuti in cui mi immergo - non mi stesse piacendo e perché nonostante sia così breve io ci stessi impiegando così tanto tempo a portarlo a termine.
Poi ho realizzato che, semplicemente, é scritto male. Nonostante tratti di un trauma primario da manuale, non ho ravvisato la parvenza di un approfondimento psicologico (se non nell’ultimissimo capitolo) - presumibilmente a causa del fatto che toccare così direttamente le emozioni sotto i fatti sarebbe state oltremodo doloro per l’autrice (in quanto questa un’autobiografia).
Peccato.6 s Georgiana 17922,024 139

Un'autobiografia molto dura di Morwenn Moguerou, in arte Ema Stockholma, con un terribile passato di violenza famigliare. È terribile leggere di tutte le volte che la madre ha picchiato lei e suo fratello Gwendal senza alcun motivo.
Dominique, la madre di Morwenn e Gwendal, è una donna estremamente frustrata per essere stata abbandonata da Antonio - il padre dei suoi figli - proprio mentre era incinta di Morwenn. A un certo punto, lui decide di tornare a Roma e la pianta nel Sud-Est della Francia, tornando sporadicamente, e mai per restare.
Questo però non giustifica affatto tutto l'accanimento nei confronti dei suoi bambini, che picchia con fare sistematico, come se farlo fosse una terapia.
È naturale che Morwenn preghi che la madre muoia, che cerchi di scappare di casa a più riprese fino a quando, a quindici anni, non riesce a farlo davvero, e che poi conduca una vita balorda da cui lei è riuscita a risollevarsi, ma che per tante altre ragazze rischia di diventare un gorgo senza fondo.
Il libro - vincitore del Premio Bancarella - vuole sensibilizzare le persone - chiunque - a essere più accorto nel caso di comportamenti sospetti di bambini a rischio.
Mi è capitato spesso di leggere storie simili alla mia. Articoli condivisi sui social quando purtroppo queste storie finiscono male. E centinaia di commenti indignati che condannano i genitori di questi poveri bambini, che, a pensarci bene, in effetti erano sempre pieni di lividi e avevano comportamenti strani.
“Chi fa del male a un bambino deve morire”: è normale pensarlo, è una rabbia naturale, che arriva dritta al cuore senza passare dal cervello. Se lo facesse, se, superata l’indignazione, ci si fermasse a ragionarci su, si potrebbe mettere a fuoco una nuova verità, senz’altro disturbante. La colpa non è solo del genitore, purtroppo. La colpa è anche delle maestre, dei vicini, la colpa è vostra ed è mia. Non è che, perché abbiamo paura di accettarle, certe cose non accadono. Possiamo provare ad aiutare, con una domanda in più, un ascolto maggiore, e quando serve una segnalazione o una denuncia. E non aiuteremo solo il bambino, aiuteremo anche il genitore, una persona con problemi psichici, che deve essere fermato e se possibile curato. Come sarebbe dovuto succedere a mia madre.
È per questo che ho voluto condividere la mia storia, per dirvi di non farvi i fatti vostri.

brb4 olimpiadi-tokyo-gri-tuffi4 s Alice Celeste159 14

Questo libro è un pugno. 4 s Stefania Crepaldi232 37

Ed eccomi di ritorno su Goodreads, dopo un'altra gravidanza, un manuale di scrittura, un torneo letterario vinto e una Srl fondata. Sono stati giorni intensi e faticosi, ma non ho mai perso di vista le persone amiche, le mie amate blogger che mi davano sempre consigli di lettura importanti e di conforto.

Ecco perché, appena sono riuscita a tornare in pista ho scritto a Chiara (Chiara! :)) chiedendole di rimettermi in ogni rubrica del mondo di cui è organizzatrice, per riprendere fiato.

In questa prima rubrica, a cui non avevo mai partecipato prima, e che si intitola "Ci provo con..." noi lettrici forti ci mettiamo alla prova per la primissima volta nella lettura di una scrittrice o di uno scrittore a cui non abbiamo mai dedicato il nostro tempo, ma che magari ci ha sempre incuriositi.

Io stavo cercando un romanzo autobiografico degno di essere definito tale e mi sono imbattuta in questa storia apparentemente breve, ma densa di significato.

"Per il mio bene" è il romanzo vincitore del Premio Bancarella 2021, e dopo averlo terminato ho compreso il perché.

"Sono un’adolescente nel corpo di una bambina non sviluppata con la testa di una donna depressa."
Questa è solo una delle frasi colme di dolore che pronuncia la protagonista di questa storia, la piccola Morwenn Moguerou, una bambina di otto anni che ci racconta circa sette anni della sua esistenza accanto a uno dei mostri più pericolosi e meno evidenti del mondo: la madre.

La piccola Morwenn non è altro che la stessa autrice, Ema Stokholma.
Questo romanzo, identificabile nel genere autobiografico, è la prova concreta di come si dovrebbe ragionare per tentare di comunicare degli eventi personali colmi di dramma e riuscire a renderli universali e quindi adatti a un pubblico di perfetti sconosciuti, con cui questa storia riesce ad entrare in contatto senza particolare sforzo.

Morwenn è la figlia di una donna che ha subito dei gravi traumi infantili. Questo non le ha comunque impedito di mettere al mondo dei figli, e di rendere la loro vita un vero inferno, privandoli fin da subito della spensieratezza dell'infanzia, dell'amore disinteressato, della gioia improvvisa dell'abbraccio di una madre, culla di certezza e sicurezza profonda, che invece in questo romanzo diventa un vero e proprio attacco di quello che Morwenn definisce "il Mostro".

Una bambina che ama la madre, perché è così che fanno i bambini; la ama e la odia ancora di più per tutte le umiliazioni a cui la costringe, per il modo in cui la sessualizza in un'età in cui il sesso non è nemmeno contemplato. Una madre altamente traumatizzata che presume di essere perfetta, e in questa presunzione impone la sua follia a due creature innocenti, colpevoli solo di essere nate in questa famiglia.

Morwenn è una bambina che diventa adolescente, e che impara a nascondere a tutti la sua truce e pesante realtà, attirando l'attenzione con altri gesti pieni di dolore, circondandosi di drammi inventati e amici più o meno "giusti" fino a incappare nel primo amore.

La sua non è una storia normale, sia chiaro. Questo romanzo, soprattutto per chi è madre, è come un colpo di ascia che affonda sempre più, fino a staccare un arto.
"Per il mio bene" è una storia intrisa di dolore e di voglia di ambire una vita migliore.
La storia di una bambina che sa di non vivere una situazione felice, ma tenta di tenere duro fino alla maggiore età, fino a quando potrà scappare di casa senza mai voltarsi.

Dicevo in apertura che questo è un romanzo che si può definire a pieno titolo come autobiografico. Molti degli aspiranti romanzieri che mi contattano non sanno, infatti, che le persone che non hanno un ruolo pubblico riconosciuto dalla società (politici, sportivi, culturali e via dicendo) non possono scrivere romanzi autobiografici, ma al massimo memoir.

Il mercato editoriale è saturo di autobiografie di persone normali, spesso edite da case editrici a pagamento, che non sono altro che l'insieme di tutte le disgrazie capitate a quella persona - spesso tremende, altre volte molto più comuni di quel che si pensa - buttate giù in un testo che nulla ha del romanzo, ma si rivela spesso essere un minestrone terapeutico per gridare al mondo quanto si ha sofferto nella vita.

Quello che davvero conta, invece, quando si cerca di arrivare a un pubblico di lettori partendo da un'esperienza personale molto dolorosa, è proprio tentare di partire da un racconto personale dandogli ampio respiro, spazio per esistere e per poter diventare anche storia dei lettori.

in questo romanzo Ema Stokholma racconta la sua storia e lancia un segnale importante: a volte il Mostro è la persona che dovrebbe davvero prendersi cura di un bambino, accompagnandolo nel difficile percorso della crescita. A volte madre è sinonimo di aguzzino e l'unica cosa che la società può davvero fare, è smettere di fare finta di niente, di pensare che i figli siano sempre al sicuro con le loro madri.

L'unico modo per rendere il nostro mondo un posto migliore è tendere una mano e salvare il prossimo dall'annegamento, quindi imparare a esercitare la nostra empatia, e offrire un salvagente a quelle persone che, con il dolore nascosto in fondo agli occhi, tentando disperatamente di essere viste per davvero.

Un romanzo non facile, questo, che però sono stata davvero felice di aver letto.
romanzi-autobiografici3 s Sarah D.15 3

una storia straziante, difficile e pesante che si tramuta in libertà, ribellione e ricerca di sé stessi.
dopo aver terminato questo testo, ho capito che tra me e questo libro c'è un legame che ci unisce.
consigliato vivamente.3 s3 comments Marika Pinto165 62

Conoscevo a grandi linee la storia di Ema Stokholma, ma questo libro è stato comunque un pugno allo stomaco.
Poche pagine da leggere in qualche ora, ma di una forza straordinaria. Lo stile è quello di chi sente l'urgenza di raccontare la propria storia, l'ho trovato coerente col tipo di libro e anche gradevole da leggere tutto sommato.

Ammiro molto la forza dell'autrice, non solo per essere riuscita ad affrontare un passato terribile, ma anche e soprattutto per l'umanità che ha riservato alla fine al suo mostro: l'ultima pagina del libro è di una maturità incredibile, davvero.biografie-autobiografie c-harpercollins italiani ...more3 s Paolo Albera172 7

Non il mio genere, ma la madre violenta è un personaggio che meriterebbe un romanzo a sé. 3 s Paola750 142

Testimonianza di un'infanzia aberrante, di sofferenza, dolore e tentativi di automedicazione varia. OK. Il messaggio che vuol far passare é: non voltatevi dall'altra parte, con me lo hanno fatto in tanti, i vicini, la scuola.
Letterariamente é scritto male, non curato in modo particolare, un fiume di parole di eventi descritti (magari si voleva dare un ritmo rap, visto che l'autrice é dj) che alla fine e purtroppo annoiano. Manca l'approfondimento, lo spessore della riflessione, forse dovuto all'urgenza del raccontare, e a una ferita tutt'ora beante.biografie2 s Marta Folgarait537 10

Una triste storia di infanzia negata, violenze fisiche e psicologiche con relative ripercussioni nel tempo, una lenta e faticosa rinascita. Sono felice che questa donna sia riuscita a farsi strada nella vita anche se le ferite che porta dentro sicuramente non si rimargineranno mai.
Quello che fa male è rendersi conto che, spesso, le persone che sono vicine a queste situazioni immaginano ma non chiedono, non chiedono per non sapere e, consci o non, si rendono complici di tali tragedie.
Un'altra triste realtà è che, sovente, le persone che hanno subìto tali abusi, tendono inevitabilmente ad abusare di conseguenza.1 ? ?ary ?143

A metà libro, non sono più riuscita ad andare avanti.
Ho riscontrato questo problema tutto il tempo, durante la lettura.
Le tematiche sono forti, il modo in cui viene descritto è molto - troppo - crudo.
Mi dispiace non portare a terminare un libro ma questa volta non ho potuto fare a meno...1 Ilenia Romano26

Il libro è scritto abbastanza bene, l’idea è chiara e bisogna avere molta empatia per capire fino in fondo. Nonostante ciò, il libro scorre troppo velocemente e non ti permette di ‘capire’ tutto quello che accade, a tratti non ha senso quello che viene raccontato. 1 Federica78 2

a volte divori storie che quando ti rendi conto che sono vere un po’ ti fa male, e questa è una di quelle.

la scrittura scorre, il flusso di coscienza regge, ma in alcuni passaggi avrei scelto parole diverse per far passare il messaggio (es. ‘top’ secondo me bocciato)
1 Rosanna Castagneri153 6

"Ho paura, sudo e ho mal di pancia. Penso alla morte tutti i giorni come via di fuga, è un pensiero caldo e confortevole, forse l'unica cosa che mi tranquillizza più della musica, perché alcune canzoni mi fanno sentire ancora più triste, ma le ascolto lo stesso."1 Francesca Rauseo32 3

Una confessione fiume da leggere tutta d’un fiato 1 Claudia17

Per la scrittura il libro non meriterebbe più di una o due stelle, ma la storia che racconta è molto forte e penso che in alcuni passaggi questo stile narrante calzi bene. Il libro è corto e si legge in un paio d’ore. 1 Lia Valenti725 54

L'inizio di questo racconto parte bene.
Una madre pazza che maltratta fisicamente e psicologicamente i suoi 2 bambini.
Credevo che, dopo che la ragazza di 15 anni scappa da quella casa, la storia diventasse un poco più
profonda.
Invece, nulla.
26 anni di vagabondaggio ,sesso con cani e porci ,per arrivare alla fine .
Dicendo che ha scritto questo libro ,perchè le persone non facciano finta di nulla .recensioni_20201 lostinalicante53

è la prima biografia così cruda che leggo, una confessione senza veli su una vita compromessa da un genitore non troppo presente, bensì troppo opprimente. Ho apprezzato il modo in cui la scrittrice abbia raccontato la sua esperienza, dalla sua difficoltà a uscire fuori per colpa della madre alla sua apparizione nella scena pubblica che le hanno donato nuova consapevolezza di sè e del suo passato. Il coraggio di certo non le è mancato, si tratta di una personalità da ammirare sotto ogni punto di vista. Purtroppo non mi ha entusiasmato il modo in cui questo libro sia stato scritto: capisco la trasparenza, ma c'è differenza tra questa e trascuratezza del linguaggio1 Anna14

Ema Stokholma - pseudonimo di Morwenn Moguerou - oggi è una DJ, personaggio televisivo e conduttrice radiofonica, nonché una bellissima ragazza che fa disegni altrettanto belli. In questo libro, con grande coraggio, racconta la sua infanzia fatta di violenze subite da parte della madre e da un padre assente. A questo segue un’adolescenza burrascosa, risultato di eventi traumatici vissuti nella prima età.

È uno sfogo: cento pagine intense che si leggono tutte d’un fiato e che lasciano un groppo in gola, una sensazione strana addosso. Non si può di certo definire un capolavoro dal punto di vista stilistico, ma la sincerità e la schiettezza dei contenuti rendono senz’altro il libro interessante.
1 Agnese17

Quando si dice che siamo figli del nostro passato, tutto sommato non si commette un errore. Però possiamo scappare da esso, possiamo lasciarci sopraffare, oppure si può prendere in mano la situazione e cambiarla, non senza essere caduti più e più volte. Tuttavia, quel passato, purtroppo o per fortuna, non possiamo cancellarlo del tutto.
Un libro forte, ma molto scorrevole, grazie alla brevità dei capitoli.1 Francesca 160

Recensione completa qui: https://tiserveunlibro.blogspot.com/2...

"Non si è al sicuro in nessun posto."
Con questa consapevole affermazione l'autrice inizia il suo sconvolgente racconto, la storia della sua infanzia e adolescenza con una madre violenta, sola e con seri problemi psicologici.
Nata e cresciuta in Francia con la madre ed il fratello maggiore Gwendal, un padre italiano che li abbandona in tenera età e molto saltuariamente ricompare senza mai interessarsi davvero a loro, la piccola Morween ha solo quattro anni quando si rende conto che nessun luogo è sicuro se c'è sua madre.
La loro infanzia è un susseguirsi di violenze fisiche e verbali inaudite, di accuse assurde, di umiliazioni, di paura di respirare in un certo modo, di avere le labbra troppo grosse o di essere troppo alta e troppo magra, troppo contenta o troppo silenziosa.
Se "il mostro"(come l'autrice chiama la madre) si infastidisce per qualcosa, allora è la fine; è capace di svegliarla in piena notte per buttarla in una vasca piena di acqua gelata, istigarla al suicidio, accusarla a sei anni di essere una sgualdrina che ama "andare con uomini adulti", e non c'è mai fine al peggio.
Nessuno si accorge di nulla, nessuno interviene, e l'unica via d'uscita resta la fuga, che porterà finalmente a termine a soli quindici anni, lasciandosi indietro un'esistenza da incubo e cominciando a vivere, certo con mille difficoltà, ma qualsiasi cosa sarà certamente migliore di ciò cha è stato.

"Per il mio bene" è un libro che si legge in poche ore, una fedele cronaca di avvenimenti, di precisi e dolorosi ricordi, scritto con grande chiarezza e soprattutto estrema dignità ed onestà.
Lo scopo dell'autrice è sensibilizzare la gente che assiste a scene di ordinaria violenza, spronare a denunciare, a non farsi i fatti propri, perchè per molti bambini potrebbe essere l'unica salvezza.

Ema Stokholma è il nome d'arte di Morween che, lasciatasi alle spalle la sua vecchia vita, diventa una celebre dj e attraverso questo libro cerca forse di liberarsi di quel macigno che è il suo passato. Un macigno di cui parla apertamente per la prima volta perchè prima era difficile farlo; c'era il pudore, la vergogna e forse anche qualche senso di colpa, ma ora no, ora deve parlarne per chiudere un cerchio e perchè la sua esperienza possa aiutare chi si trova tuttora in una simile condizione.
Ema Stokholma ce l'ha fatta, è una sopravvissuta, una che non riesce mai ad odiare davvero quel "mostro", è diventata una donna che ha saputo toccare il fondo per poi risalire a tutta velocità, una che ha dovuto contare esclusivamente sulle sue forze senza arrendersi mai e la cui dignità la accompagna fin da quando era bambina.
Allora solo una cosa possiamo dire a questa ragazza coraggiosa; GRAZIE. Grazie per la tua testimonianza, per quei ricordi così dolorosi, per quel tuo istinto di sopravvivenza che ti ha portato fino a qui. Vale9

Partiamo subito con le note dolenti: il libro è scritto molto male. Sappiamo che l'autrice non è una scrittrice, ma qui ci sono addirittura gravi errori grammaticali, come se nessuno lo avesse riletto prima di pubblicarlo.
Io l'ho ascoltato su Audible letto dall'autrice stessa e anche questa non credo sia stata una buona scelta. Il tono è lo stesso dell'alunno a cui viene chiesto di leggere ad alta voce in classe: piatto e senza colore.
Il libro si divide in tre parti.
Nella prima viene raccontata l'infanzia dell'autrice che, insieme al fratello, viene costantemente picchiata e umiliata da una madre con evidenti disturbi psichici.
È la parte più coinvolgente, quella che ti fa esplodere la rabbia, quella in cui ti chiedi:"Ma possibile che nessuno abbia aiutato questi bambini? Possibile che nessuno si sia accorto di nulla?". In effetti il messaggio del libro è proprio questo: guardatevi intorno, prestate attenzione a ciò che succede intorno a voi, potrebbe esserci qualcuno con un disperato bisogno di aiuto. Questa parte termina con la fuga della ragazza.
Segue una lunga lista di posti in cui è stata, lavori più o meno onesti che ha svolto, uomini conosciuti, lasciati, ripresi, traditi, persone caratterizzate nel migliore dei casi come "simpatiche" che entrano ed escono dalla sua vita e di cui non è necessario ricordare nulla.
Infine l'ultima parte riguarda la ricomposizione di sé, il modo in cui l'autrice e il fratello cercano di costruire pezzi di un'identità che non era stato loro concesso di formare. Il messaggio è esplicito e forte, non si può restare indifferenti leggendo ciò che questi ragazzi hanno subito. Ci aiuta a riflettere anche sui nostri stessi comportamenti, sulla responsabilità che abbiamo nei confronti dei nostri figli e della vita che avranno. Maria Chiara Calafato18

È uno dei libri più dolorosi che io abbia mai letto.
Non conoscevo molti dettagli della vita dell'autrice, Ema Stokholma, di conseguenza quest'autobiografia è stata una secchiata di acqua gelida.
La narrazione si divide in 3 parti. Nella prima, viene raccontata l'infanzia di Morwenn Moguerou (vero nome di Ema) e di suo fratello Gwendal, costellata di violenza fisica e psicologica. Il mostro? La loro madre. È la parte principale del libro, il perno di tutto. Le vicende sono raccontate dal punto di vista di Morwenn da bambina, dunque mancano di analisi psicologica. Com'è giusto che sia: una bambina non poteva e non doveva cercare di capire tanta violenza. La seconda narra l'inizio di una nuova vita e la sregolatezza che ha accompagnato il primo periodo di fuga dal mostro e di libertà. È breve, come sarà breve la prossima parte, ma conoscendo il passato riusciamo a capire il dolore e il disagio della protagonista. La terza e ultima parte racconta la vera rinascita: la protagonista è ormai adulta e sta cercando di lavorare su se stessa, per metabolizzare quanto accaduto, capirsi e accettare quanto di bello la vita le offre.
Il libro non è scritto benissimo, probabilmente a causa del punto di vista (di una bambina prima, di una persona che nascondeva le proprie ferite con l'alcool e la droga poi). Avrei preferito racconti più dettagliati a partire dai 15 anni. Nonostante questo, il libro si lascia divorare. Punti di forza: si sviluppa molta empatia.
Va letto e compreso. Prestiamo attenzione a chi incontriamo e denunciamo se notiamo un comportamento violento. Andrea Maino414 3


Morwenn, vero nome della protagonista, vive con la madre francese e il fratello maggiore in Francia, mentre il padre italiano si è allontanato dopo la sua nascita ed è tornato a Roma. La vita dei due bambini è molto difficile perché la madre e’violenta e li copre di insulti folli e terribili. L’infanzia di Morween è davvero drammatica, non può contare sull’aiuto di nessuno e anche durante l’adolescenza deve sopportare abusi e soprusi di ogni tipo, fino al suo allontanamento volontario. Non sarà però un vita semplice lontana dalla madre e arriverà a toccare il fondo, ma riuscirà anche a riprendere in mano la sua vita e a raggiungere gli obiettivi che si era posta, diventando alla fine la speaker radiofonica che tutti conoscono come Ema Stokholma.
La prima parte del romanzo è davvero un pugno nello stomaco, dolorosa e difficile da accettare. È impossibile immaginare la sofferenza dei due bambini, pensare a questa famiglia abbandonata a se stessa senza alcun tipo di aiuto, nessun supporto, soli come si trovano moltissimi altri nuclei in difficoltà. Infatti, Ema nel romanzo chiede esplicitamente di “non voltarsi dall’altra parte”, di evitare le tragedie e il dolore se è possibile.
La seconda parte, invece, riassume in poche pagine i successivi vent’anni dalla fuga con un flusso di ricordi continuo, con i quali la protagonista mostra il suo forte desiderio di sopravvivere e di rinascere. Toccanti le pagine in sui fa riferimento al rapporto con la madre.
Forse non scritto benissimo, ma sicuramente molto coinvolgente.This entire review has been hidden because of spoilers.Show full review Fra129

Non conoscevo Ema Stokholma prima del 2017, quando l'ho vista a Pechino Express e se devo essere onesta mi è stata subito antipatica. Un atteggiamento arrogante, sprezzante, altezzoso... che me la rendeva fastidiosa. Da quando questo libro è uscito e ne ho sentito parlare, mi ha attirata e quando l'ho visto tra la sestina dei finalisti del Bancarella ho deciso di leggerlo. L'ho trovato su Audible, letto da lei. Dura poco più di 3 ore ma ci ho impiegato settimane a finirlo. Ho pensato di lasciarlo più volte perchè faceva veramente troppo male. Solo il sapere come lei sia oggi, il fatto che stia bene, che abbia avuto successo, che simpatica o meno, ce l'abbia fatta, mi ha permesso di andare avanti fino alla fine.
E' per me l'ennesima dimostrazione che non sai mai cosa si nasconde dietro all'atteggiamento delle persone... Quel tono arrogante, sprezzante, altezzoso che ti racconta una storia terribile, incredibile. Per poi ammorbidirsi alla fine, quando racconta l'epilogo, la gioia.
Non commento oltre perchè penso che non si debba giudicare un libro che racconta una vita: è la sua vita ed è giusto che la racconti come meglio crede.
Lode alla fine ed al messaggio che manda: NON FATEVI GLI AFFARI VOSTRI. Abc988 104

Questo libro è scritto senza giri di parole e da ogni pagina trasuda il dolore, l'immensa sofferenza e il forte senso di solitudine provati da Morwenn nel corso della sua infanzia.
Il titolo credo si riferisca al fatto che la scrittura di questo libro ha uno scopo terapeutico. Morwenn, ora Ema, ha sentito la necessità di raccontare la sua storia per non sentirsi più sola e per fare comprendere le conseguenze disastrose che un genitore inadeguato ha sui figli.
Al termine del libro Ema precisa che la colpa di ciò che è stata costretta a subire non è solo di sua madre, ma anche di tutte quelle persone che sono venute in contatto con lei e non hanno approfondito, facendo finta di non vedere. Dice quindi che è molto importante non voltarsi dall'altra parte, ma segnalare e aiutare i bambini che sembrano vivere delle difficoltà familiari.
La scrittura non è il massimo. Il racconto di ciò che Morwenn ha vissuto dopo la sua fuga da casa a quindici anni è molto frettoloso, praticamente solo abbozzato in una sequenza di episodi difficili da leggere. Però credo che quest'opera vada valutata più per il messaggio che trasmette e per la forza d'animo dimostrata dall'autrice che non per il suo valore stilistico. Giulia16 1 follower

3,5 ?

"Non si è al sicuro in nessun posto"

"Per il mio bene" è la storia autobiografica di Morwenn Moguerou (in arte Ema Stokholma), fedele cronaca di un’infanzia negata, di violenze fisiche e psicologiche ad opera della madre.
Dominique, il mostro, è una donna che ha subito dei gravi traumi infantili, estremamente frustrata per essere stata abbandonata da Antonio - il padre dei suoi figli, figli che priva fin da subito della spensieratezza dell'infanzia e dell'amore disinteressato di una madre.
Morwenn è consapevole di non vivere una situazione “normale” ma nessuno si accorge di nulla, nessuno interviene, e l'unica via d'uscita resta la fuga: cerca di scappare di casa a più riprese fino a quando, a quindici anni, non riesce a farlo davvero, iniziando a condure una vita balorda da cui riesce a risollevarsi.
Lo stile è quello di chi sente l'urgenza di raccontare la propria storia, coerente col tipo di libro anche se – ad eccezione dell’ultimo capitolo (in cui affronta “il mostro” con grande umanità) – non c’è molto approfondimento psicologico.
"Per il mio bene" è un libro non facile, una storia breve ma molto forte, che racconta non solo il dolore ma anche la voglia di ambire ad una vita migliore. Enrico75 2

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