Nell'impossibilità di commentare con una mini recensione l'opera omnia di uno degli autori fondamentali della letteratura italiana, parlerò soltanto del romanzo più compiuto del nostro Ottocento.

Il sistema scolastico italiano è criticato di continuo, spesso ingiustamente. Se tale sistema ha mietuto vittime, tra di esse, ben prima di eventuali studenti, spicca I Promessi Sposi, il romanzo di Alessandro Manzoni ingiustamente condannato a fungere da scuola di vita, scuola di narratologia, scuola di cultura.

Una lettura privata del romanzo storico più importante della nostra letteratura porta a mettere in risalto i suoi punti di forza. Innanzi tutto, l'attenzione ai personaggi, descritti con minuzia nelle loro sfaccettature psicologiche e messi in scena con una capacità quasi teatrale (chi ha mai dimenticato il curato che passeggia tenendo il dito a mo' di segnalibro nel breviario?). Tale attenzione è rivolta a tutti i personaggi, siano essi statici (Don Abbondio) o dinamici (l'Innominato), principali (Renzo e Lucia) o secondari e comparse (Tonio, per citarne uno tra tutti).
L'altro punto di forza del romanzo, fortemente legato a questo, è la capacità di Manzoni di lasciare che i fili del romanzo si separino dalla matassa iniziale del paese di Renzo e Lucia, proseguano paralleli e poi si dipanino nel gomitolo del Lazzaretto. Forse per questo, il libro è più piacevole nei primi otto capitoli e negli ultimi cinque, quando i personaggi si trovano ad agire tutti insieme. Anche nella parte centrale non mancano pagine riuscite, ma la narrazione procede più stanca e inframezzata a digressioni che, seppur utili a Manzoni, possono annoiare il lettore di oggi.

Lettura consigliata a tutti, essendo un caposaldo della letteratura italiana.4 s Pablo5

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