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Her Side of the Story de Alba de Céspedes

de Alba de Céspedes - Género: English
libro gratis Her Side of the Story

Sinopsis

"De Cespedes' work has lost none of its subversive force”
—The New York Times Book Review
From the author of Forbidden Notebook, Alba de Céspedes, a richly told novel she called “the story of a great love and of a crime.”

As she looks back on her life, Alessandra Corteggiani recalls her youth during the rise of fascism in Italy, the resistance, and the fall of Mussolini, the lives of the women in her family and her working-class neighborhood, rigorously committed to telling “her side of the story.” 
Alessandra witnesses her mother, an aspiring concert pianist, suffer from the inability to escape her oppressive marriage. Later, she is sent away to live with her father's relatives in the country, in the hope she’ll finally learn to submit herself to the patriarchal system and authority. But at the farm, Alessandra grows increasingly rebellious, conscious of the unjust treatment of...


Reseñas Varias sobre este libro



Dalla parte di lei = The Best of Husbands, (1949), Alba de Céspedes

Alba de Céspedes y Bertini (March 11, 1911 – November 14, 1997) was a Cuban-Italian writer.

Her grandfather was Carlos Manuel de Céspedes, who is the father of the nation of Cuba.

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È agghiacciante per me la quantità di recensioni che danno a questo capolavoro letterario una stellina. Ma alla fine, che Alessandra non fosse compresa e che Alba de Céspedes non potesse quasi spiegare il perché di questo romanzo, di queste vicende, di queste protagoniste, ad altre donne, è forse la bellezza più totalizzante di questo romanzo crudele e romantico - nel senso originario del termine - nella sua ricerca di un amore ideale e irraggiungibile, nel consumarsi di un sogno e di una ricerca instancabile, e di instancabile delusione, frustrazione, rifiuto di adattarsi, fino alle estreme conseguenze.

De Céspedes parla di una donna del primo Novecento con l'acutezza e l'attualità del quotidiano, legge e interpreta l'animo umano con una precisione e la spietatezza di chi conosce la crudeltà e la bellezza di essere umani.

La lucidità con cui descrive l'insoddisfazione, la ricerca, il tormento, l'anelare ad una passione letteraria, implacabile, inamovibile, instancabile, e allo stesso tempo la condizione femminile in una Italia ancora rurale, impreparata, ingenua, fissa, incatenata, in cui abitano donne e uomini che agli occhi di Alessandra appaiono quasi mitologici, che lei, nella sua fantasia assetata e affamata di miti non può guardare come umani, ma solo come archetipi e leggende.
Tutto in lei è intenso e bramoso, tutto oggetto di tormento e anelito, e senso di colpa e vergogna, nell'incontro fra un'anima moderna e un tempo antico e assopito, adagiato nella mollezza delle sue abitudini.

La guerra porta scompiglio ma non salva Sandra dai suoi fantasmi e le sue paure, dai silenzi che lei vuole riempire con parole d'amore, e nel suo costringersi alla praticità e all'età adulta e implacabile della guerra, che porta solo alla perdurante agonia di non avere l'amore che credeva le fosse promesso.

È una forza trascinante, quella di Alessandra che, nonostante il mondo letteralmente la circondi di fiamme e la guerra porti nuove atroci responsabilità, ha il coraggio di pretendere amore e compagnia, attenzione ed esistenza interiore, pensieri e insoddisfazione, complessità in una realtà che la vuole vittima o carnefice, santa o donna perduta, moglie o peccatrice, pazza o devota.

Alessandra rappresenta la contemporaneità, ma anche nella contemporaneità donne e uomini non possono capirla, il suoi gesti ci fanno interrogare sulle relazioni fra uomini e donne oggi, sulle responsabilità di perfezione e resilienza riversate sulle donne, a volte da quelle stesse donne che dovrebbero supportarle.

"Dalla parte di lei" non è soltanto un appassionante romanzo di formazione, una storia di Resistenza italiana e un romanzo romantico nel senso originario del termine, ma è soprattutto un'analisi psicologica e sociologica imprescindibile, sia dell'Italia del primo Novecento e chi la abitava, sia una contemporanea lettura dei rapporti fra i sessi ieri e oggi, scritto con lo spirito visionario che rende questo romanzo una gemma imperdibile e ispiratrice.58 s Gabril836 190

“Se in un romanzo appare una pistola, bisogna che spari” (Anton Checov)


Dalla parte di lei. Negli anni 40, Alba de Cespedes, scrittrice di grande spessore ingiustamente dimenticata, racconta in prima persona la storia di Alessandra, una giovane sensibile e sempre più consapevole del destino comune a tutte le donne, relegate al ruolo di vestali invisibili e mute dal contesto patriarcale che le circonda e le domina.

Per spiegare suo drammatico amore per Francesco, incipit del romanzo, Alessandra ripercorre gli anni della sua infanzia e soprattutto della sua formazione, rievoca il tragico destino della madre, artista delicata e intensa, costretta alla sottomissione e al silenzio, soffocata dall’incomprensione palese di un marito rigido e ottuso.
Alessandra, invece, generazione successiva, è portatrice di nuove istanze che potrebbero liberarla dalla gabbia dell’amore romantico e infausto che conduce le donne a un fatale destino di autoannientamento, lei potrebbe davvero trovare la forza interiore per riscattarsi, potrebbe trovare in sé il coraggio e ”le parole per dirlo”.
Potrebbe, se il mondo intorno a lei fosse in grado di sentirla.
Se Francesco non archiviasse ogni sua pretesa di attenzione e di ascolto come i capricci di una ragazza poco matura, trattandola sempre come una realtà a parte, incomprensibile per definizione, ricacciandola nel silenzio chiassoso di una interiorità febbricitante di insopportabile, querula necessità a dire.

Antesignano profetico delle future rivendicazioni femministe, “Dalla parte di lei” mette in scena la disperazione e l’urgenza di una giovane donna della cui ricchezza emotiva non importa a nessuno. Bagaglio scomodo e peso morto a cui la protagonista non può e non vuole rinunciare, proprio perché di carne e sangue si tratta, di anima e afflato e corpo vivo.
Del suo grido, del suo pianto, dei suoi ragionamenti, della sua pretesa di giustizia (per sé e per tutte le donne) sono intrise queste pagine ricche e intense.
Ma non si tratta soltanto di un memoriale intimo: nel denso racconto di Alessandra c’è anche la storia: la guerra, l’armistizio, la Resistenza, la dittatura feroce del del mai nominato duce (definito soltanto come ‘voce arrogante’), l’angoscia di una generazione di giovani costretti alle armi, e di altri votati a resistere.
C’è la Roma del Ventennio, i suoi quartieri, le sue strade, il suo fiume che assume un significativo valore simbolico; e c’è l’Abruzzo rurale, ancora arroccato a tradizioni arcaiche e stantie a cui Alessandra si oppone drasticamente.

Manifesto esplicito contro il classismo e i pregiudizi verso le donne, il romanzo è ricchissimo di temi e di situazioni, ma pure nella sua sovrabbondanza rimane un grande classico dell’introspezione e di un talento analitico squisitamente femminile.33 s fatma956 925

Every Alba de Céspedes novel is a world unto itself, and nothing is more vivid, more real, more alive than the women at the center of her novels. In Her Side of the Story we have Alessandra, a protagonist who, remarkably, is named after the three-year-old brother who drowned before she was born: "His name was Alessandro, and when I was born, a few months after his death, I was burdened with the name Alessandra in order to perpetuate his memory." It is only the first page of the novel, and already de Céspedes is laying out the groundwork of her extraordinarily complex and inimitable narrator.

Her Side of the Story is a 500-page novel, and it is every inch Alessandra's book. The title of the novel promises her side of the story, and that is indeed exactly what it gives us. In de Céspedes's hands, though, that "side of the story" is more than just a just a simple recounting of events: instead, the narrative feels a kind of living document, animated by Alessandra's love, her anguish, her frustrations, her musings, her memories. What she includes in this document, what she devotes the time and space to describe and reflect on, reveals to us what she deems important--not just important in general, but important to her in particular: to her understanding of herself and her actions, and to her project of writing this narrative.

There is so much that I can talk about when it comes to Alessandra's/the novel's--the two are so intertwined that to speak of one is to speak of the other--narrative interests. What stands out most to me, though, is the way that de Céspedes renders everyday life. In Her Side of the Story, de Céspedes does not transform everyday life so much as she is able to see the transformations (personal and political) inherent in it. The act of ironing a shirt, taking a walk, looking out a window, picking up groceries--in Alessandra's narration these everyday moments become remarkable, sites of tension, tranquility, intimacy, introspection. More broadly, de Céspedes has such a talent for capturing the rhythms of everyday life, the way it is both monotonous and monumental, exhausting and exhilarating; the beauty and the dejection in it, the way it grinds people down, and yet still offers them pockets of space to linger in its richness. I say "people," but Her Side of the Story is very specifically invested in the everyday lives of women: it's a novel that is always attuned to the lives that women lead, to the routines that govern their days and the constant labour that underlies those routines.

Her Side of the Story is a novel that pays attention to the everyday, and it is precisely because of this that it is also a political and philosophical novel, feminist in its approach to both. There are these two words that recur throughout the narrative, often together: "love" and "happy." In those two words is the crux of what the novel is trying to explore: the role that romantic love plays in women's lives, and the way that love can be so easily figured as the key to their happiness. The novel sees love as fundamentally valuable and necessary to women's lives, and yet also tenuous and dangerous, destabilizing: how can women relate to love when love, for them, so often becomes subsumed into marriage, an institution founded not on love but on patriarchal gender roles and their attendant hierarchies? What does a "happy" life look if you're a poor woman in mid-1900s Italy, and to what extent can marriage be part of that life? These are themes and questions that play out through Alessandra herself, but also through the various other women in her life: her mother, her grandmother, her neighbour, her friend.

Add to all of this the fact that a large part of the story takes place during WWII and it starts to look the novel is taking on a lot--and it is, to be sure, but it absolutely lives up to its ambitions. What I'm trying to articulate about Her Side of the Story, and what I think makes it so effective, is that it is a narrative that is always able to seamlessly dilate and constrict its focus: finding the micro in the macro, and the macro in the micro. It's about war, and it's about getting the groceries. It's about anti-fascist resistance, and it's about going to sleep next to your husband every night.

My focus so far has been conceptual--and Her Side of the Story is an incredibly intelligent and astute novel--but in fact nothing in this novel is ever merely conceptual. That is, if the book works conceptually, it is only because it works emotionally. It's a deeply poignant, devastating novel because de Céspedes shows you how these concepts--love, happiness, marriage war--manifest in her protagonist's life. It's a devastating novel because it is not just love or marriage that we're talking about, but Alessandra's love, Alessandra's marriage, her life, her joy, her pain. There is no divorcing anything in the novel from Alessandra's subjectivity, and de Céspedes draws her with such authenticity and compassion that you are always alive to her emotions, sensitive to their every shade.

All of this is to say: Her Side of the Story moved me. I read it over the course of 9 days, and for those 9 days, I was with Alessandra every step of the way. I was deeply invested in her life, I experienced every emotion alongside her, and when her story was over, I genuinely felt bereft. (I especially adored the first section of the novel, which details Alessandra's early life with her mother, and which de Céspedes writes in such an achingly beautiful way.) I read this novel so carefully, too: de Céspedes's nuanced writing asks that you pay attention, and I unreservedly gave her my full attention. (I reread so many parts of this novel that I'm convinced I just read the whole thing twice over.) Altogether, Her Side of the Story was not just a brilliant novel, but one that gave me such a special and memorable reading experience. It moved me, it stunned me, it devastated me, it made me cry. I've written so much about it in this review already, and yet I haven't even come close to conveying its startling complexity and richness. Read it, then you'll know.2023-favs italian translated30 s3 comments Dagio_maya 981 298

”... sentivo pesare su di me una secolare infelicità,
un'inconsolabile solitudine.”



Che sia un dramma lo si sente fin dalle prime righe.
Alessandra eredita il nome di un fratello morto da piccolo e mai conosciuto se non nell’ossessione della madre Eleonora.
La figlia e la madre si specchiano una di fronte all’altra di fronte nell’illusione di un amore romantico.
Questo, tuttavia, è un mondo di uomini dove c’è sospensione solo nell’eccezionale momento della guerra: una volta finita tutte dovranno tornare al loro posto.

Un Monologo drammatico in bianco e nero in quell’Italia di cui alcuni hanno nostalgia e dove vengono messe in scena le colpe prima fra tutte quella di essere nata donna...


”Se non era stato possibile farmi comprendere dall’uomo che mi viveva accanto e che amavo con tutte le mie forze, se non avevo potuto parlare con lui, come sarebbe stato possibile con gli altri?”


Bellissima la presentazione di Melania Mazzucco (da leggere rigorosamente alla fine).alfemminile classica italiana25 s Zahra Dashti399 115

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È uscito finalmente il mio articolo su questo testo che non mi lascia mai

https://www.stregainbiblioteca.it/rec...19 s Come Musica1,758 483

Questo è il terzo libro di Alba de Céspedes che leggo, ripubblicato da Mondadori in tutti i formati, audiolibri compresi.

E in questo caso, l’audiolibro è venuto in mio soccorso. Lo avevo iniziato a leggere in ottobre 2021 per poi sospenderlo e ricominciato l’altro giorno, in audiolibro (in realtà con gli audiolibri, la lettura è quasi sempre supportata dal testo scritto, perché ho bisogno di sottolineare le parti che mi colpiscono.)

Questo romanzo è più cupo degli altri due letti. È la storia di
Alessandra Corteggiani che ripercorre la sua vita dalla sua infanzia fino alla maturità. Non solo, è anche la storia dell’Italia degli anni a cavallo tra fascismo, Resistenza e ricostruzione.

Mi verrebbe da aggiungere che è la storia di Alessandra e della sua mancata crescita.

Tre sono le figure femminili importanti che ruotano attorno ad Alessandra: la madre Eleonora, che morirà suicida, la nonna paterna abruzzese, apparentemente dura, completamente persa per la nipote, e l’amica d’infanzia Fulvia.

Scrive Melania Mazzucco nella prefazione

“Ma l’ipersensibile Alessandra, pur sigillata in un microcosmo asfittico e da una prospettiva che le offre una visibilità limitata, impara a percepire il contesto sociale e decifrarne i segni. Registra le minime increspature, i dissensi minoritari (non essere “contento” è l’espressione che nel romanzo identifica gli oppositori politici), la vigliaccheria, la rassegnazione, e poi gli slanci dei resistenti e il loro quotidiano eroismo. Sullo sfondo, tratteggiati appena (si veda l’ingegner Mantovani) restano i persuasi, i fanatici, gli opportunisti. De Céspedes faceva dolorosamente i conti con la sua stessa vicenda.”

Alessandra non supererà mai, a mio avviso, la perdita della madre. Spreca l’occasione offertale dalla nonna. Replicherà con Francesco il rapporto conflittuale che ha da sempre avuto con il padre, diviso tra reale e ideale.

E tutta la vita di Alessandra, secondo me, resterà bloccata qui, su questa frase

“Io scoppiai in una risata convulsa.
«Che t’avevo detto?» dissi: «Non torna più.»
Egli mi guardava ridere, incerto, diffidente.
«È morta» spiegai. «S’è ammazzata.»
Vidi gli occhi di mio padre sbarrarsi in un disumano terrore. Poi caddi a terra, svenuta nella mia risata come in una pozza di sangue.”

Nonostante le ultime duecento pagine sono state faticosissime (e i vaneggiamenti di Alessandra mi hanno fatto venire alla memoria gli stessi di Yair in Che tu sia per me il coltello di David Grossman), con un finale sorprendente, anche questo libro di Alba de Céspedes merita di essere letto: è a suo modo rivoluzionario, se si pensa a quando è stato scritto.

Scrive la stessa scrittrice nella postfazione del 1994

“Oggi, io, donna al crepuscolo della mia vita, ritorno sempre nel pensiero ai miei giovani anni e alle loro fervide speranze. Io non potevo capire come la libertà dei cittadini potesse conciliarsi con la perdita dell’indipendenza della nazione; né comprendere come una nazione potesse ridursi a una filiale di un supermercato.
Così con gli anni mi è sembrato di scoprire quanta illusione è nel termine stesso libertà. Ho visto Cuba conquistare la propria indipendenza politica nel 1959 al prezzo della più feroce sanzione economica impostale per avere essa osato ambire a tanto. Ho visto l’Italia perdere la propria indipendenza nel 1945 in nome di una libertà di cui io mi domando il senso oggi e nel momento in cui una crisi di assestamento dell’economia mondiale mette in questione l’unità della nazione oltre che la prosperità e il lavoro degli italiani. Io mi domando anche qual senso abbia l’amore e se parlarne non sia un’ipocrisia o una prova di debolezza. Posso dire che in una donna anche dalle vicissitudini più deludenti la forza dell’amore emerge sempre come da una fonte inestinguibile.
Dalla parte di lei, pur nella sua tragica fine, voleva opporsi a che l’amore fosse una illusione.”13 s charlie medusa421 867

Ce livre et moi avons vécu une longue aventure ensemble, dans la mesure où il appartient à la municipalité de Paris, que je le recèle sous emprunt prolongé depuis cinq mois - en toute légalité toutefois vis-à-vis de la médiathèque, je suis pas un sauvage moi - et que j'ai pour lui et lui seul dérogé à mon cycle habituel de non-lecture, insistance puis abandon de mes livres de bibliothèque. (Cycle bien connu qui consiste à choisir un livre, ne pas le lire, étendre son prêt, ne pas le lire, céder face à l'évidence de l'improbabilité de toute lecture future éventuelle dudit ouvrage, et enfin procéder à sa logique et piteuse restitution.)

Pourquoi ai-je persisté à garder ce livre à mes côtés malgré ma flagrante incapacité à l'ouvrir ? Parce que j'avais senti un truc en le parcourant. Une mélodie, une mélancolie, quelque chose de doux, de fort et de très troublant, dès les toutes premières lignes de ce récit en forme de confession, et même de confidence.

Car Alessandra ne rougit pas de qui elle est, ni de ce qu'elle a fait. Ce n'est pas un récit de honte, mais d'humilité. Elle voudrait simplement expliquer. Que ce soit écrit, là, en entier. Que si un jour quelqu'un, pour une fois, voulait la comprendre, et connaître la raison de ses actes, de ses élans, de ses pensées, ça lui soit accessible. Parce que personne ne s'intéresse jamais à ce qui peut bien habiter l'esprit des femmes, et qu'à défaut de se rendre importante, Alessandra peut au moins se rendre justice.

Alessandra est l'enfant d'après, la remplaçante, on n'a jamais cherché à le lui cacher. Avant elle, il y a eu Alessandro - à quoi bon faire semblant, on change une lettre et ça repart -, petit garçon prodige, d'autant plus adulé par ses parents endeuillés qu'il n'a jamais eu l'occasion de les décevoir et qu'une noyade accidentelle l'a emporté bien avant qu'il ait pu démontrer n'importe lequel des dons qu'ils s'entêtent à lui attribuer depuis le drame. Dans l'ombre de ce petit fantôme qu'elle ne dépassera jamais vraiment, et dont elle a souvent l'impression qu'il l'habite et la contrôle, Sandra se tait, écoute, assiste, et n'agit pas.

Alessandra est l'enfant timide, l'enfant sage qui rêve d'amour sans jamais oser imaginer que ça la concernera un jour. Et puis Alessandra grandit, la vie la surprend, la brime, le pays bascule, et elle, contrainte à la passivité mais pas à l'ignorance, se construit tant bien que mal, entre tabous, devoirs, espoirs et nuits sans bruit.

Les années défilent, les corps se délient - mais pas les langues -, et page après page, Alessandra décortique tous les non-dits qui ont abîmé nos adolescences de jeunes filles, tout ce qu'on aurait eu besoin de crier et qu'on n'a même pas toujours eu la possibilité d'écrire. C'est très simple, très beau, aucune prétention derrière ce récit, aucune fausse modestie non plus. Juste une jeune femme qui se raconte et qui peut prendre toute la place qu'elle veut - 600 pages, pour commencer, ce ne sera pas de trop.

Jamais on ne s'ennuie, parce qu'il n'y a que les vieux messieurs en costume pour croire qu'on s'emmerde dans la tête d'une jeune fille, qu'il ne s'y passe rien. Au contraire, ça bouillonne, observe, déduit, ça tire un sens fou de tous les rituels des femmes partout autour d'elle, ça fait écho aux gestes de nos grand-mères, tantes, mères, quand bien même 80 ans séparent les dames autour d'Alessandra et celles avec lesquelles on a grandi. Ca a si peu changé. C'est aussi triste que beau à constater.

On hallucine devant la modernité, la justesse, la pertinence d'observations qui pourraient être celles d'une grande cousine, cette permanence de la solitude, du compromis et du recroquevillement dont Alessandra (et tant d'autres jeunes femmes après elle) est familière, et surtout l'amour, cet amour immense qui la traverse, l'emporte, la sidère, la tétanise, cet amour si mal accueilli par un homme qui ne fera jamais le moindre effort pour le comprendre - encore moins pour le mériter.

C'est l'histoire de murs de prison, de sacrifices gratuits, de fantômes sans prénom et de maisons abandonnées. C'est l'histoire de Sandra, d'un piano, d'un pays, de plusieurs maisons, et de tout ce qu'elle n'a jamais dit. C'est magnifique, et à défaut de subtiliser une fois pour toutes ce sublime bouquin à la médiathèque d'où je l'ai soustrait, comptez bien sur moi pour aller en acheter un exemplaire.favorites12 s Francyy595 67

Ma come era potuta sparire nel nulla ed essere dimenticata per anni questa scrittrice non solo brava, ma addirittura molto avanti nell’interpretare la figura della donna nella società, nella famiglia. Libro forse a tratti un po’ lento, ma con una introspezione formidabile. Molti sono i piani e richiederà una seconda lettura, perché nella prima si è trascinati dal desiderio di seguire la storia di Alessandra fino a quando, nelle ultime cinquanta pagine, ci si riversa addosso tutta la drammaticità della sua esistenza al femminile2021 top11 s Eli Za186 120

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“Pietra miliare della letteratura femminista”, è stato detto e scritto di questo romanzo. Giorni fa, mentre lo terminavo, ne parlavo con qualcuno definendolo “polpettone”, e bisogna che rettifichi subito, o meglio spieghi l’una (autorevole) e l’altra (pedestre, in quanto mia) definizione.
Il romanzo(ne), pubblicato nel 1949, narra in prima persona le vicende di Alessandra coprendo all’incirca un lustro, dagli anni appena precedenti la seconda guerra mondiale fino al suo termine, e poi oltre. Non è difficile ravvisare nella fluviale narrazione (quasi 600 pagine fitte fitte) cenni autobiografici, soprattutto nella descrizione del sentire di Alessandra, che è Alba ed è qualsiasi altra donna attenta, empatica, sensibile, buona osservatrice e dotata di spirito critico verso ciò che la circonda. Come dice Melania Mazzucco nella prefazione (attenzione! contiene spoiler non leggetela prima ma dopo aver terminato il romanzo), “De Céspedes si propone come avvocata delle donne, Dalla parte di lei è insieme un memoriale di autodifesa e l’arringa di una penalista che chiede le attenuanti per la sua cliente”. Originariamente diviso in tre parti, il romanzo come lo leggiamo ora (edizione riveduta dall’autrice nel 1994) non ha suddivisioni in capitoli, ma è ben chiaro che c’è un “prima”, più o meno fino alla metà del libro (personalmente, la parte più godibile e interessante dello scritto) e un “dopo”: prima e dopo l’incontro fatale con Francesco, l’uomo del destino, quello che indurrà in Alessandra una presa di coscienza irreversibile, e nei confronti del quale la narrazione, dal suo unico e indiscutibile punto di vista, si pone “dalla parte di lei”. Ce n’è abbastanza per le due definizioni di cui sopra
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